E ora sì che la storia si fa molto, molto interessante. Come le parole di Spalletti, un grande allenatore che in Italia non è mai riuscito a conquistare il titolo nonché un uomo scafato e scaramantico che ha sempre preferito lasciare agli altri l’incombenza di parlare di scudetto. Quantomeno fino alla vittoria di ieri con l’Atalanta:
«Sono quei carri che a me non ripassano più nella vita, ma anche per qualcuno dei calciatori. È ora il momento di giocare». Ma il Napoli sta giocando, eccome. E sta sfilando sulla scena come un carro, un treno o uno di quei giganteschi truck dei film americani. Questa, però, è una storia molto napoletana. È la storia di un sogno lungo trentadue anni, un fallimento, una resurrezione, tante sofferenze e un chiodo fisso: «Tutta la squadra è molto presente e compatta. Si aiuta: ha capito che si sta giocando la felicità di un popolo intero e meriterebbe di fargliela vivere».
AVANTI TUTTA. E allora, via un’altra: erano otto e ora invece sette. Sette partite da giocare fino alla fine del campionato, forti di un primo posto condiviso con il Milan almeno fino alla partita che i ragazzi di Pioli giocheranno oggi con il Bologna. A suo tempo, sì, perché nel frattempo gli azzurri hanno fatto tutto quello che dovevano a Bergamo, al cospetto di un avversario tremendo e in barba all’emergenza. L’ennesima di una stagione più dispettosa che sfortunata sotto questo aspetto: ieri mancavano gli squalificati Osimhen e Rrahmani; gli infortunati Di Lorenzo, Petagna, Meret e Ounas; e Fabian ha cominciato la giornata in borghese, in panchina, per i postumi di una sindrome influenzale che lo ha debilitato un bel po’ nel corso della settimana.
«Arrivati a questo punto non si può più sbagliare l’atteggiamento e quando sei a lottare a questo livello di classifica non ci si può tirare più in dietro».
E se il concetto non fosse chiaro, Spalletti sottolinea: «Ora sono tutte partite pesanti: siamo arrivati qui facendo tanti sacrifici e l’avversario, casa o trasferta non cambieranno nulla: si può giocare anche nel parcheggio, togliamo le macchine e via. Il momento è ora e ce lo dobbiamo prendere».
ENTUSIASMANTE.
L’impressione è che il Napoli abbia capitalizzato la lezione della sconfitta con il Milan. «Secondo me qualcosa è cambiato nell’atteggiamento dei giocatori: si sono resi conto di dover fare quello in cui siamo più bravi. Se c’è da soffrire ti adatti e poi riprendi in mano la tua convinzione, la tua qualità, e riparti».
Si chiama maturità. E tanta bisognerà dimostrarne anche con la Fiorentina e poi ancora: «Abbiamo fatto dei passi avanti sotto il punto di vista del carattere, ma ora servirà vincere e avere un comportamento da squadra di rango: dobbiamo prendere al collo ogni partita e alla fine vedremo chi stringerà di più. Non facciamo calcoli: sarà fondamentale avere i tifosi vicini come è accaduto a Bergamo».
Applausi meritati da tutti, insomma, ma Spalletti ha voglia anche di entrare nello specifico di certe situazioni: «Ho fatto i complimenti a Mario Rui, ma mi ha entusiasmato Zanoli per la forza e la tranquillità con cui ha giocato. E ha anche fatto quella grandissima progressione da cui è nato il vantaggio».
Sacrosanto. «C’è anche il resto della squadra, però: Insigne, ad esempio, si è ripresentato bene dopo quello che è successo con la Nazionale».
Fonte: F. Mandarini (Cds)