Visto che già arrivavano secchiate d’acqua, a un certo punto è piombata pure una doccia gelata: e a Castel Volturno, nel loro piccolo, se ne sono rimasti accovacciati su se stessi, lasciando che dentro i pensieri (già) spettinati restasse esclusivamente l’Atalanta, con tutte le preoccupazioni che scatena, un tormento più grosso di ciò che c’era ormai scritto nell’universo calcio. «Il Procuratore Federale, all’esito dell’attività istruttoria espletata in sede disciplinare, ha deferito al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e il responsabile sanitario del club Raffaele Canonico per non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari, e in particolare per aver consentito o, comunque, non aver impedito ai calciatori Stanislav Lobotka, Amir Rrhamani e Piotr Zielinski di partire da Napoli alla volta di Torino con l’aereo lo scorso 5 gennaio, insieme al resto del gruppo squadra, e di partecipare lo scorso 6 gennaio alla gara valevole per il campionato di Serie A Juventus-Napoli, nonostante i tre citati calciatori fossero stati sottoposti a quarantena domiciliare sino al 9 gennaio, come disposto dall’ASL Napoli 2-Nord, con nota, avente ad oggetto Provvedimenti da adottare per positività al TNF di alcuni componenti del Gruppo Squadra SSC Napoli, comunicata il 5 gennaio alle ore 17.01».
SEMPRE LEI. Non c’è verso di staccarsi dalla madre di tutte le partite, che ormai un anno sì e l’altro pure finisce per ritrovarsi a fare giurisprudenza: per Juventus-Napoli, del 4 ottobre 2020, dopo aver attraversato i tre gradi di giudizio, ci vollero 185 giorni per giocarla, mentre questa, che è andata in scena il giorno dell’Epifania, nel sacco della Befana lasciato lì ai margini del calcio e poi riemerso quasi d’incanto, s’è fatto bastare 84 giorni per scuotere il Procuratore Chiné e spingerlo a chiedersi cosa sia successo in quei giorni che sembrano così lontani.
LA «BOLLA». In questa bolla a orologeria, è necessario ricomporre i fatti e ricostruire le dinamiche, dentro la nebbia dei ricordi: il 5 gennaio, pare quasi una vita fa, Lobotka, Rrahmani e Zielinski vengono sottoposti a quarantena domiciliare dalla Asl di Napoli, sono contatti stretti di positivi e non hanno ancora provveduto a sottoporsi al «booster». Il Napoli ondeggia nelle perplessità della normativa, si affida (chiaramente) al responso dei propri legali e poi decide che i suoi tre stranieri siano in grado di partire con la squadra e di giocare, grazie alla quarantena «soft» (autorizzazione per gli atleti a percorrere il tragitto casa-lavoro, quindi stadio), un salvagente del giugno 2020, made in Figc, con valore accertato, nonostante l’istituzione poi, a dicembre 2021, della quarantena «morbida», maggiormente restrittiva rispetto a quella sfruttata da AdL e finalizzata all’isolamento dei giocatori.
Fonte: A. Giordano (CdS)