Come prima, certo non più di prima, perché «quella» Juventus-Napoli del 4 ottobre 2020 andò oltre, sfidò la resistenza umana, approdò al Collegio di Garanzia, finì per rivoltare le sentenze precedenti, cancellò sconfitte a tavolino e rimosse punti di penalizzazione, divenne – nel momento in cui Franco Frattini emise il giudizio ultimo e dunque definitivo – uno spartiacque. Fu un’altra giustizia, dai tempi del Covid. Stavolta, in questa bolla, c’è ancora Juventus-Napoli, che però è divenuta argomento di (prolungata) riflessione da parte di Giuseppe Chinè, che si è appellato all’articolo 4 comma 1 – osservanza dei principi di lealtà, di correttezza, di probità – e alla fine di un tour che deve essere stato tortuoso, adesso la palla rovente passa al Tribunale Federale ma anche all’avvocato Mattia Grassani e al suo collega Enrico Lubrano, gli uomini che spinsero il Collegio di Garanzia a spalancare nuove frontiere. A ottantaquattro giorni da quella sera, Mattia Grassani è pronto per lanciarsi in una partita «assolutamente inattesa», perché «ritenevamo, nella fase delle indagini condotte dalla Procura Federale, di avere, attraverso la dettagliata deposizione resa dal Presidente De Laurentiis e con la produzione dei documenti provenienti dalle ASL, di avere dimostrato la totale estraneità sia del Club sia dei suoi massimi dirigenti. Ritenevamo e riteniamo di essere dalla parte del giusto e di avere rispettato tutte le norme in materia di Covid, sia quelle statuali sia quelle sportive».
CARTA CANTA. E invece, si riparte, per un altro (lungo?) viaggio, da affrontare zigzagando tra leggi, norme, codici e (pare) le interpretazioni, attraverso una linea difensiva ch’è già stata tracciata e che sarà «semplice, lineare e diretta». Carta canta, in questo match all’ultimo dispositivo dell’epoca: «Ce lo scrivono tutte le ASL coinvolte che sia il Napoli, sia il responsabile sanitario, sia i giocatori, in occasione della trasferta di Torino, hanno rispetto le prescrizioni impartite. E chi non ha violato, come nel caso di specie, le circolari emanate dal Ministero della Salute non può essere assolutamente sanzionato, in nessun ambito, meno che mai in quello sportivo che si riporta e ritiene vincolanti le circolari ministeriali».
PARTE SECONDA. Non è bastata una dichiarazione («che, a nostro avviso, chiariva, oltre ogni ragionevole dubbio, la correttezza della scelta dalla società») e il confronto adesso passa al Tribunale Federale, che dovrà esprimersi sulle posizione di Lobotka, Rrahmani, e Zielinski, su quella decisione del Napoli di portarli a Torino e farli giocare: «La società è stata sempre molto attenta ai protocolli sanitari, ha adottato circolari interne su questo delicatissimo tema. Nessun giocatore è mai sceso in campo senza che ne avesse titolo, e questo non solo in occasione di Juventus-Napoli».
RIMA BACIATA. E tutto quello che potrà accadere, quasi per alleggerire il clima di apparente tensione che può crearsi, Grassani lo declama a modo suo: «Le sanzioni vanno dall’ammonizione alla radiazione. Gli organi giudicanti sono liberi di applicare, ovviamente in caso di affermazione di responsabilità, la sanzione più appropriata. Ma, nella situazione in esame, non esistono responsabilità addebitabili al club ed ai suoi dirigenti». Riunioni-fiume, stavolta come un anno e mezzo fa, tra Adl ed i suoi avvocati, pronti a ribadire che non c’è stato trucco, né inganno: «De Laurentiis è di una serenità unica perché forte della verità dei fatti. Il suo primo pensiero ha riguardato e riguarda la salute delle persone» Si dice sempre così: basta la salute! Sarebbe l’articolo 1…
Fonte: A. Giordano (Cds)