La notizia del deferimento di Aurelio De Laurentis, del dott. Canonico e della SSC Napoli per il caso creatosi alla vigilia di Juventus-Napoli (quando, in piena emergenza, l’ASL di Napoli 2 mise in quarantena Rrahmani, Zielinski e Lobotka per contatti con soggetti positivi al Covid-19), ha riportato alla mente il caso tamponi che nello scorso campionato coinvolse la Lazio e Claudio Lotito. Un parallelo apparentemente possibile, ma ben diverso nelle dinamiche. Spieghiamo perché.
DUE SITUAZIONI DIFFERENTI – Lotito nel 2021, dopo varie condanne e il rischio di perdere la poltrona di Palazzo, ha trovato rifugio al Collegio di Garanzia del Coni dell’ex presidente Frattini. Il caso Lazio era diverso dall’attuale caso che coinvolge il Napoli. Immobile e Djavan Anderson, risultati positivi ai tamponi Uefa e negativi ai tamponi del laboratorio Futura Diagnostica (di riferimento per la Lazio), non erano mai finiti in quarantena. La Lazio puntò sul fatto che erano falsi positivi. Lotito, nel processo-bis alla Corte D’Appello Federale, prese due mesi di inibizione (50 mila euro di multa alla Lazio, 5 mesi di inibizione ai medici Pulcini e Rodia), a fronte dei 12 mesi di inibizione comminati una prima volta dal secondo grado federale.
I MOTIVI DELLA RIDUZIONE DI PENA – Lotito fu accusato, di fatto, solo di negligenza: secondo il Collegio di Garanzia tutte le misure di contenimento del contagio spettavano «all’autorità di sanità pubblica, non alla società». Doveva essere il «Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente, per quanto riguarda l’attività agonistica di squadra professionistica, nel caso in cui risulti positivo un giocatore a disporre l’isolamento e ad applicare la quarantena dei componenti del gruppo squadra che hanno avuto contatti stretti con un caso confermato». La condotta di Lotito, fu scritto nelle motivazioni del Collegio, poteva assumere rilevanza disciplinare in relazione solo all’utilizzo in campo dei giocatori risultati positivi (Immobile giocò contro il Torino e Djavan Anderson andò in panchina contro la Juventus). Per i medici della Lazio Pulcini e Rodia, la Corte Federale D’Appello (il 30 aprile 2021) equiparò le loro posizioni a quella di Lotito, perché quest’ultimo doveva essersi reso conto della condotta negligente dei due, cosa che rese la sua una responsabilità diretta. Il Collegio del Coni, rinviando alla Corte della Figc il caso “tamponi”, smontò i capi d’accusa principali su cui la Procura Federale e i primi due gradi di giudizio Figc avevano fondato tutto l’impianto che aveva fatto scattare le condanne (12 mesi per Lotito e i medici). A carico di Lotito «può assumere rilevanza una negligenza consistente nell’avere consentito a un giocatore risultato positivo (sia pure ad un solo tampone) di accedere nei locali della società sportiva e di scendere in campo». Alla Lazio sono sempre state comminate solo multe.
Fonte: Daniele Rindone, Corriere dello Sport