Dalle pagine del Cds:
LA SECONDA MOSSA
Al resto, insomma, ci sarebbe arrivato salendo gli scalini del «Maradona», andando da Dries Mertens, chiedendogli di stare alle spalle di Osimhen e però di muoversi, uscire dalla terra di nessuno, poi aggredirla, attaccare lo spazio per dare sfogo eventualmente al centravanti, sostenere la manovra che da destra o da sinistra sarebbe arrivata comunque al cuore della partita, in area, per appoggiarsi su chi ormai sa dove sia la gioia e come si conquisti.
LA TERZA VARIABILE
Poi c’era il vento alle spalle, soffiava il «Maradona», e Spalletti ha lasciato che quelle folate d’affetto avessero un senso: attaccare – però mai scriteriatamente – dunque usando il cervello, abbassando Anguissa al fianco di Lobotka, costringendo uno dei centrali dell’Udinese a «uscire» su Mertens, dialogando con i propri codici – le giocate alle spalle dei difensori, gli scarichi sui cosiddetti «rimorchi» dopo aver tranciato la corsia – e dunque niente caos mentale, niente ansia, solo leggerezza da trovare in se stessi. «Dobbiamo essere noi stessi». Liberare il Napoli dai propri demoni. A. Giordano (Cdfs)