Il Napoli tornerà in campo dopo la sosta per gli impegni della Nazionale nella difficilissima trasferta di Bergamo contro l’Atalanta.
Il Napoli si aggiudica l’anticipo della 30° giornata di campionato di serie A, battendo al “Diego Armando Maradona” l’Udinese. Decisiva è stata la doppietta del “solito” Osimhen, abile a ribaltare il vantaggio friulano ad opera di Deolofeu.
Ecco i principali spunti del match:
- Il rosso pavido: in un precedente spunto qualche settimana fa mi ero soffermato sul fascino e la bellezza della maglia blu scuro con punte di azzurra, che a mio avviso resta una vera poesia. Sinceramente ieri, anche se con l’ologramma del “Dio del pallone“, vedere accostato il Napoli Calcio a quella maglietta rossa è stato qualcosa di oltraggioso. Ad essere onesti farei fatica a dover scegliere tra il primo tempo dei partenopei e la divisa con cui i partenopei sono scesi in campo. A mai più, speriamo…
- Il mai trequartista: guardando la prima frazione di gara sono venute a cadere un pò tutte le teorie relative al modulo di gioco giusto e le certezze relative al 4-3-3. Aveva ragione Spalletti a dire che non sono i dieci metri più avanti in cui gioca un calciatore a fare la differenza, ma l’atteggiamento degli uomini in campo, anche se un appunto va fatto. Dei tre schierati inizialmente a centrocampo è impensabile vedere giocare più avanzato quasi da sotto punta Anguissa, una scelta che ha provocato seri problemi di equilibrio a tutta la squadra. Molto meglio quando il camerunense è stato abbassato sulla stessa linea di galleggiamento di Lobotka e non a caso il match è stato ribaltato. Pensaci bene la prossima volta “Lucio“…
- La polvere sotto il tappeto: dobbiamo essere onesti e ribadire che per quarantacinque minuti i due terzini hanno disputato una prova sottotono, anche se poi sono diventati gli assistman dei due gol del Napoli. Non è un dramma sbagliare una gara, ci mancherebbe, il problema è che da quattro anni in casa partenopea si è dovuto sperare sempre nella salute di ferro di Mario Rui e Di Lorenzo (a proposito in bocca al lupo a Giovanni). Speriamo che dalla prossima stagione con l’addio dei due terzini di scorta (Ghoulam e Malcuit) si possa tornare ad avere problemi di abbondanza come in altri ruoli. La palla, in tal senso, a luglio passerà a Giuntoli e De Laurentiis…
- Le cartoline a Tudor: ognuno ha la propria opinione su chi sia più forte tra Vlahovic e Osimhen, e quindi anche il tecnico del Verona Igor Tudor può dire la sua. Quello che è indiscutibile è che finora in una grande squadra il nigeriano (il quarto bomber africano di sempre per numero di reti siglati in A) sta facendo un pizzico meglio. Non sono affatto sicuro che ci sia questa differenza abissale tra i due a favore del bianconero, sarà solo il campo e il tempo a dare il certo riscontro, ma comunque l’unica certezza è che Tudor volesse in parte provocare e in parte rimarcare la sua juventinita’. Contento lui…
- La nuova chiave: sembrava un film visto troppe volte al Maradona quest’anno, un Napoli braccato nelle suoi fonti di gioco dall’aggressività fisica degli avversari, che nel primo tempo hanno meritato il vantaggio. Troppo squilibrati in casa gli azzurri sin da subito, eppure Spalletti decide di togliere un Fabian lentissimo per inserire Mertens. Un azzardo di Lucio che poteva far precipitare nel baratro la squadra, ma il folletto belga aveva “fame” di giocare e ha trasmesso la sua voglia al gruppo, anche se continuo a chiedermi se la squadra possa davvero permettersi il duo Osimhen-Mertens con Politano e Insigne a fare i centrocampisti esterni. Quel che è certo che il Napoli non ribaltava un match casalingo dalla sfida con la Juventus alla terza giornata e che a Bergamo toccherà necessariamente al numero 14 da centravanti…
Articolo a cura di Marco Lepore