Una boccata di fumo, una risposta e l’occhio sempre interessato all’amico calcio italiano. Se lo gode dal basso, in Serie C, dalla sua Foggia, col consueto controllo qualità: età media 24 anni, zona playoff, secondo migliore attacco dopo il successo in rimonta a Pagani con quattro gol nei 20′ finali. Il solito, intramontabile, Zdenek Zeman.
Juventus fuori, anche stavolta un’italiana punterà alla Champions l’anno prossimo: cosa significa per il nostro calcio?«La Juve era abituata ad andare decisamente più avanti, si vede che in questo periodo non le gira bene. Già la partenza in campionato non era stata buona, anche se ultimamente ha recuperato qualche punticino. Per il calcio italiano spero che la Nazionale riesca a qualificarsi per i Mondiali, altrimenti sarebbe un dramma di nuovo. Può farcela, ma non tutti i giocatori sono in forma. Spero riescano a recuperare in questa settimana».
Vinci se fai un gol in più degli altri: Immobile è a secco da giugno in azzurro.«Il problema è che Ciro in Nazionale gioca diversamente, resta soltanto centrale e non ha sbocchi, mentre nella Lazio va da destra a sinistra. Visti quanti gol fa in campionato, continuo a ritenerlo il migliore centravanti d’Italia in questo momento».
E Insigne, altro suo figlio calcistico che ha deciso di trasferirsi in Canada?«Purtroppo oggi il calcio si basa più sulle decisioni economiche che sul piacere e sull’appartenenza: Lorenzo è napoletano, ha sempre sognato di giocare nello stadio di Napoli e l’ha fatto per tanti anni. Però stavolta il discorso economico ha prevalso. Dispiace per lui e per il Napoli».
Scudetto in volata: chi la spunterà?«Sembra che nessuno voglia vincerlo (sorride). Quasi tutte si sono fermate, ogni tanto pareggiano o vincono al 94′. Resta una lotta a tre».
Con Spalletti può essere l’anno buono per gli azzurri?«Le possibilità ci sono. Spero che il Napoli giochi partita dopo partita, come sta facendo, con concentrazione e voglia di vincere. Dispiace che Insigne non stia rendendo come dovrebbe. È il giocatore di maggiore qualità, deve aiutare lui la squadra».
Dall’alto al basso. Sabatini ha accettato una sfida difficile a Salerno. «Troppo difficile. La Salernitana aveva poche speranze già prima che arrivasse lui ed in questo momento ne sta perdendo ancora di più. Deve provare a dare tutto in ogni partita: credo abbia una rosa inferiore, ma quando lotti al massimo puoi farcela anche se sei meno dotato».
Tre allenatori esordienti in A: chi le piace di più tra Cioffi, Dionisi e Zanetti? «Dionisi, che ha anche la squadra meglio costruita. Sono tutti giovani, spero dureranno».
Il rispetto dell’indice di liquidità balza in cima alle priorità della Figc. Pian piano… «Servono misure più stringenti in tutte le categorie, anche in Serie C. È il momento di porre freno alle spese che portano solo indebitamento: se hai uno devi sborsare uno, non dieci. Soprattutto in B e in C se spendi tanto non hai certo la promozione assicurata. Spesso sono soldi buttati e non prepari niente, tant’è vero che nel recente passato molte squadre importanti sono fallite, come Palermo o Bari. Grande colpa della crisi l’ha avuta il Covid, ma si continuano a fare spese che non si riesce a recuperare. Speriamo si sistemi tutto col ritorno al 100% del pubblico».
Lei aveva 21 anni nel ’68 con la Primavera di Praga e in quel periodo si trasferì in Italia. L’attacco russo all’Ucraina le riporta alla mente quanto accadde allora? «In Cecoslovacchia fu diverso. All’interno cercavamo di cambiare le cose per staccarci dall’influenza sovietica e collaborare più con l’occidente. Il nostro presidente trattò con Mosca, poi i russi vennero a mettere ordine. Era normale. Noi però avevamo solo le pietre da buttargli addosso e non ci fu una vera guerra. Dopo anni la repubblica si è liberata e ha fatto qualcosa di più democratico. Oggi la guerra non ha senso. Purtroppo c’è ancora in giro gente come Putin che non ragiona e vuole fare tutto con la forza, sicuro di essere una grande potenza. Gli altri stati non possono intervenire, altrimenti finirebbe il mondo: si cerca la strada della diplomazia, ma in questo modo è difficile ottenere risultati con Putin».
Giusto escludere i russi dallo sport? «Sì, rappresentano un Paese che fa la guerra, anche se dispiace per gli atleti».
Fonte: Il Mattino