Dalla provincia al Mondiale con la maglia dell’Italia nel 2006: la storia di Vincenzo Iaquinta è fatta di gavetta e di successi. E il capitolo più importante, quello della consacrazione e della consapevolezza, è stato scritto a Udine, dove ha giocato dal 2000 al 2007 e dove è stato valorizzato da Spalletti
Cosa ha rappresentato per lei Spalletti? «L’uomo e l’allenatore che per primo ha creduto in me».
Ovvero? «È stato bravo a capire il mio stato d’animo, spesso troppo umorale. Durante gli allenamenti, ero un giocatore, ma mi trasformavo in partita: ero diverso, troppo emotivo».
E lui? «Ha avuto fiducia e me l’ha trasmessa. Mi parlava, mi diceva di stare tranquillo perché avevo tutto per fare bene. Ma non solo: durante gli allenamenti insisteva tanto sulla tecnica per migliorarmi».
E alla fine ha avuto ragione lui: dall’Udinese al Mondiale vinto nel 2006 con l’Italia. Ma oggi che Spalletti vede alla guida del Napoli? «L’uomo giusto al momento giusto. Sta dando tanto al gioco di una squadra che infatti è una delle più belle della serie A. Ma non mi stupisce».
Perché? «È sempre stato un sostenitore del bel gioco».
Che tipo di allenatore era? «Molto propositivo. E per questo mi piaceva il suo modo di approcciarsi a noi calciatori. Era uno che diceva le cose in faccia. E poi ci faceva giocare benissimo».
Rivede qualcosa di quello Spalletti anche oggi? «L’attacco alla profondità e la continua ricerca della verticalizzazione. E da questo punto di vista Osimhen è l’interprete ideale per il suo stile di gioco. Come lo ero io ai tempi dell’Udinese».
Ci dica… «A Spalletti piacciono attaccanti con queste caratteristiche: attacca lo spazio con cattiveria. Osimhen-Insigne come me e Di Natale».
Ma lei come si troverebbe nel Napoli di Spalletti? «Pur di giocare con Insigne e Osimhen mi sacrificherei volentieri da esterno a destra. D’altra parte l’ho fatto anche con la Nazionale di Lippi nel Mondiale del 2006».
Altri attaccanti che le piacciono in serie A? «Su tutti Vlahovic. Lui e Osimhen possono spostare gli equilibri nella lotta scudetto».
Quindi anche la Juve è in corsa per il titolo? «Con uno come Vlahovic puoi puntare in alto. È un attaccante che farebbe comodo a tutti perché si vede che ha voglia di mangiarsi il mondo. Uno perfetto per lo stile Juve».
Ma quindi lo scudetto chi lo vince? «Troppo presto per dirlo. Davanti hanno frenato a turno un po’ tutte, e il finale di campionato sarà tutto da vivere. Quando si è così vicini è fondamentale non abbassare mai la tensione».
Lei fa il tifo per Spalletti? «Sarei contento per lui se vincesse lo scudetto. Non ci sentiamo da un po’ e quella potrebbe essere l’occasione giusta per mandargli un messaggio».
Mandiamo anche un messaggio a Mancini in vista del playoff Mondiale? «Senza Chiesa sarà dura. Davanti mi sta impressionando Scamacca: chissà, potrebbe far bene anche se gli manca un pizzico di esperienza internazionale».
Altri attaccanti da proporre? «Faccio una battuta: mio figlio Giuseppe è del 2002 e gioca in Eccellenza, vicino a Parma. Sta crescendo bene e ha il mio stesso fiuto per il gol».
Fonte: B. Majorano (Il Mattino)