Se fossimo a New York, qualcuno l’avrebbe già chiamata Little Africa. Ma siamo a Napoli e il quartiere Vasto continua a conservare il suo nome. È uno spicchio d’Africa in città: volti sorridenti, alcuni timorosi, cucine aperte 24 ore che avverti da lontano e la voglia di vivere. Anche da qui passa la vita napoletana di Victor Osimhen, da quello spicchio di Napoli che gli ricorda casa e che a casa sa riportarlo. Almeno a tavola.
Non è il solo in squadra. Ci sono il fresco campione d’Africa Koulibaly, il camerunese Anguissa, i due algerini Ounas e Ghoulam. Tutti con il vecchio continente nel cuore. Ma Osimhen sembra conservare il legame più forte. «Vuole mangiare come farebbe a casa, ecco perché viene qui da noi» ci racconta Dawid. Anche lui è nigeriano e con Lagos non ha mai rotto il filo del cuore. Al Vasto, accanto alla stazione centrale, i suoni d’Africa si intrecciano: nigeriani, ivoriani, senegalesi, algerini si uniscono, gomito a gomito, come in un esperimento sociale. Ci sono tre locande nigeriane, via Venezia è il punto di riferimento di Osimhen. «Sempre take away, grazie agli amici. Perché se volesse venire qui a cena si fermerebbe il quartiere» racconta il gestore. Il locale è piccolo e spartano, ci sono due tavoli che andrebbero rivisti, l’odore speziato catapulta subito altrove. In cucina una donna con mani rapide e capelli color cenere. «Il piatto preferito? Semola con carne, riso e patate, anche fagioli». Osimhen adora la cucina di casa, dove non ci sono regole: primo, secondo e contorno possono essere in un solo piatto. Cibi carichi di energia, quella che poi userà in campo.Non ci sono bandiere o maglie azzurre. Qui non esiste il gusto dell’esibizione. «Ma lo seguiamo sempre da quando gioca a Napoli. Osimhen è per noi quello che Baggio era per voi, i bambini vogliono emularlo, in campo e con i capelli» dice Jimmy. «Vorremmo fargli visita a Castel Volturno» gli fa eco Rahid. Le donne guardano poco il calcio: «Ma mi piacerebbe tagliargli i capelli» le parole di Rhonda, un negozio da parrucchiera avviato. Il look è una vera ossessione. Da queste parti si è visto negli anni per qualche ritocco anche Kalidou Koulibaly. I nigeriani di Napoli sono diventati tifosi azzurri.Lo ripete sempre Victor quando si dà da fare per i nigeriani in città. Non manca mai il suo aiuto: «Sono uno di voi» e non nega mai foto e autografi alla comunità nigeriana che spesso fa capolino a Castel Volturno dopo gli allenamenti. La sua Jeep azzurra la conoscono tutti. Ma in due anni ha fatto di più: e quando non mangia come a Lagos, si lascia cullare dalla cucina napoletana. A Chiaia il suo ristorante preferito, il primo conosciuto nell’estate 2020, a Posillipo un altro punto di riferimento, dove si ritrova a tavola con gli amici o con i parenti che arrivano dalla Nigeria. Come in quella canzone che Osimhen spesso canta e che diventò un tormentone al momento della firma in azzurro: Napoli like Lagos. Che magari non sono uguali, ma da due anni, per Victor, sanno somigliarsi almeno un po’.
Arpaia Il Mattino