Massimo Chiesa, ex arbitro, ha parlato ai microfoni di Radio Punto Nuovo a Punto Nuovo Sport Show. “Arbitri e challenge nel calcio? Proposta sicuramente innovativa. Sono favorevole al percorso intrapreso dalle società, ovvero avvalersi della collaborazione di ex arbitri. Già questo è un gran bell’inizio. Fondamentalmente perché alcune cose del regolamento non sono conosciute. Ad esempio il fallo di mano di Rabiot, non doveva essere ammonito perché il pallone non è diretto verso la porta e la regola è cambiata 3 anni fa. Se i calciatori sapessero queste cose eviteremmo il 60-70% delle polemiche. Per il challenge la vedo un po’ più complicata, da tempo mi dico favorevole ad una forte limitazione del VAR, concepito per evitare chiari ed evidenti errori, non come una moviola in campo. Di chiari ed evidenti errori ce ne possono essere due o tre in una partita. Sarei indirizzato verso una chiamata all’arbitro, una alla squadra ospitata e una a quella ospitante. Stiamo facendo arbitrare il campionato italiano al VAR. In occasione del contatto di Tomori su Osimhen sbaglia Valeri al VAR che non chiama Orsato. Il VAR va limitato perché sta arbitrando praticamente da moviola in campo. Un calciatore dopo un corso approfondito al VAR? Sono d’accordo. Uno deve esserci stato per capire. Puoi vedere mille partite ma non aver ancora capito la postura, la dinamica di un fallo subito o commesso. Gli arbitri al VAR però ci vogliono sempre. Avendo diversi anni sulle spalle sono stanco delle polemiche e della cultura del sospetto, mi rifiuto di sospettare. Abbiamo vissuto nella cultura del complotto negli ultimi trent’anni, è ora di smetterla. Questione rimborsi? Io mi fido delle sentenze, chi ha rubato davvero è stato fatto fuori. Chi ha commesso leggerezze come Massa è stato fermato. Ci sono diversi livelli di colpevolezza”.