È stata una serata all’insegna della storia del Napoli quella organizzata dal presidente del Napoli Club Sorrento Gaetano Mastellone nella sala del ristorante Zi’Ntonio. L’occasione è stata la presentazione del libro scritto da Gigi Di Fiore, inviato del Mattino, sulla storia azzurra “Napoli una squadra, una città, una fede” (Utet editore), con la partecipazione di Alfonso Iaccarino, chef stellato e assessore al turismo del Comune di Sorrento, e Paolo Torino, editore di Canale 21 e figlio del dottor Andrea Torino, medico personale di Achille Lauro, il Comandante sorrentino che fu sindaco di Napoli e patron della squadra azzurra.
L’attenzione dei soci è stata catalizzata dai racconti del socio onorario del club Tommaso Starace, sorrentino con una lunghissima storia azzurra. Capo magazziniere del Napoli, è stato il punto di riferimento per generazioni di calciatori (e lo è tuttora), dopo aver iniziato a lavorare per la società nelle foresterie della sede di via Crispi e del centro Paradiso a Soccavo. Sollecitato dal giornalista Antonino Siniscalchi, Starace ha ricordato gli anni trascorsi con Maradona e in particolare il Mondiale del ’90, in cui fu aggregato – su richiesta di Diego – alla Seleccion argentina che fece base nel centro sportivo della Roma. Due mesi, dal 7 maggio al 7 luglio, con il doloroso epilogo per il campione e gli argentini della finale persa contro la Germania all’Olimpico: quella sconfitta segnò il punto di rottura tra Maradona e il calcio italiano, otto mesi dopo sarebbe arrivata la squalifica per doping. «Ma qualcuno, dopo la vittoria sull’Italia nella semifinale a Napoli aveva già fatto capire a Diego che gliela avrebbero fatta pagare».
Tra i tanti episodi raccontati da Starace la battuta che fece Maradona quando lesse che Roberto Baggio era stato ceduto dalla Fiorentina alla Juve per 25 miliardi di lire:
«Tommaso, secondo te io quanto valgo allora?».
E poi l’intervento di Salvatore Carmando, massaggiatore del Napoli e della nazionale italiana, sulla caviglia gonfia di Diego dopo la partita contro la Russia. Carmando era stato al fianco del Pibe ai Mondiali dell’86, però quattro anni dopo sedeva sulla panchina azzurra, accanto al ct Vicini.
«Diego aveva quel problema e pochi giorni dopo c’era la partita contro il Brasile di Alemao e Careca a Torino. Ci chiedevamo cosa si potesse fare e allora ci venne l’idea di contattare Carmando che era in ritiro con l’Italia a Marino. Ma Diego non poteva farsi vedere con Salvatore, che conosceva benissimo i suoi problemi fisici. E allora si incontrarono a Roma, in casa di Ginulfi, che era il preparatore dei portieri del Napoli ai tempi di Bigon. L’intervento di Carmando risolse il problema e il giorno dopo la caviglia di Diego non era più gonfia. Il dottor Madero, medico della nazionale argentina, disse che era stato un miracolo. Maradona non gli disse nulla».
Fonte: mattino.it