Max Gallo (Cds): “Ma adesso  non dite  che è crisi”

Il commento di Massimiliano Gallo sul Corriere dello Sport:

“E chilibrio, diceva Rafa Benitez la prima vittima dell’ossessione napoletana per lo scudetto. L’uomo che ha costruito la squadra che è stata al vertice per anni e che andò via con l’etichetta di “fallimento” nonostante due coppe in bacheca. Provò invano a diffondere il concetto di “spalla a spalla”. Napoli non ha echilibrio né desidera averlo. In realtà, anche se non vuol sentirselo dire, non ha più neanche quella passione cieca che resiste solo nella narrazione stereotipata. Domenica sera i canti dei tifosi del Milan hanno dominato a Fuorigrotta: un tempo sarebbe stato sacrilego il solo pensarlo. Almeno stavolta i napoletani hanno riempito lo stadio, ci speravano. E sono rimasti delusi. Adesso è il momento dello sconforto. E delle analisi, quasi tutte centrate sulla presunta mancanza di attributi della squadra. In ossequio a un coro da alcuni anni molto in voga negli stadi italiani. È tutta una questione di testosterone, come se non esistesse altro. Come se i palloni finissero in rete per virilità. La città si domanda come mai sul più bello la squadra venga sempre meno. E ha trovato la risposta nell’ansia da prestazione. Anche Spalletti è considerato tra i responsabili. Non tanto per essersi lasciato imbrigliare da Pioli (a questo giro le analisi strettamente calcistiche non hanno avuto alcuna presa sulla piazza). Ma per aver caricato eccessivamente la vigilia. Una retorica nietschiana che effettivamente poco si addice ai calciatori contemporanei, non solo del Napoli. In città il calcio è diventato una forma di nevrosi. Ci si è autoconvinti che la passione non sia ricambiata in modo adeguato. Lo scudetto viene visto come una forma di risarcimento per tanti anni di “sofferenza”. È una sorta di rivendicazione sindacale. E il pensiero di soffrire ancora, suona come insopportabile. Perciò ci si presenta solo se c’è una concreta possibilità di vittoria, come domenica sera. Altrimenti si resta a casa. Ora è il momento della risacca. “Anche quest’anno, vinceremo l’anno prossimo”. È la fase dello “scompagno a morte” di quando si era bambini. Tutto sembra nero. E domenica c’è il Verona ultimo mostro generato dall’ambiente Napoli. In città, dopo mesi, c’è ancora chi si chiede cosa sia accaduto l’ultima giornata dello scorso campionato. Ovviamente basterebbe una vittoria al Bentegodi per un rapido cambio di abiti: tornerebbero gli abiti della festa. Perché a Napoli chi ha echilibrio è juventino”.  

 

 

 

 

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