Il problema, ammesso che ce ne sia uno solo, sarà sempre lo stesso, da n(quasi) un secolo in qua: e passare dall’euforia al catastrofismo, si sa, comporta sacrificio e anche fatica. In un 7 marzo assai diverso, mica solo perché per spegnere le 63 candeline sulla torta ci vorrebbe il fiato che il Milan ha tolto, Luciano Spalletti se ne è stato con i propri pensieri, ha rivisto quella serata a modo suo surreale, l’esatta contrapposizione della precedente – all’Olimpico di Roma – ed ha lasciato che l’eco delle sue parole divenisse un mantra. «Chi pensa che la sconfitta mi possa cambiare, è fuori strada: io non mollo». Ci sono altri dieci esami per credere in qualcosa che valga: uno dei quattro posti per la Champions League, ad esempio, o anche un’impresa da abbozzare, sapendo che però adesso il destino è soprattutto nelle mani altrui.
Fonte: A. Giordano (Cds)