Spalletti difenderà sempre a spada tratta la squadra. La religione un fatto privato

Luciano Spalletti. Con quel «non rompete i cogl…» che ha rivolto al popolo dei presunti nemici da cui, all’improvviso, si è sentito accerchiato. Peccato, ma aveva avvertito tutti. E in tempi non sospetti: «Non andate addosso ai miei ragazzi che sarò spietato». Malaparte diceva che i toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca, ecco Luciano Spalletti lo torna a confermare.

Lui difende sempre a spada tratta la squadra ma nel sottosuolo emotivo di Spalletti, nulla sta mai fermo. Schema fisso: lui contro tutti. Variante tattica: tutti contro lui. E poiché a Spalletti non piace mai essere incudine e avendo glissato per 7 giorni alle contestazioni post Cagliari e poi Barcellona ecco che quello che teneva dentro è uscito fuori. Domenica De Laurentiis ci sarà per NapoliMilan. Prima deve chiudere la partita in Lega per l’elezione del nuovo presidente, con cui suo candidato Lorenzo Casini ormai in pole position. Sarebbe politicamente un successo storico per il Napoli. E il patron azzurro anche di questo spesso ne parla con Spalletti, nelle loro frequenti conversazioni. Sabato ha ospitato Luis Vinicio in occasione del suo compleanno.
Il segno della croce a fine partita è un bel segnale di fede. Pubblico. Una rarità. Perché anche se è un gesto che ha fatto anche altre volte in campo (una volta prima di un rigore di Icardi in Coppa Italia, per esempio) glissa spesso dall’argomento. La religione è un fatto privato. Come lo era per il grande Trapattoni o la boccetta santa di Conte. Porta sempre con sé anche due rosari al collo che qualche volta gli sono usciti fuori da sotto la maglie. Glissò quando gli fu chiesto, qualche mese fa della sua fede che per certi versi ricorda quella di un altro grande allenatore, Giovanni Trapattoni, con la sua ampolla di acqua benedetta che gettava in campo ai Mondiali in Corea.

 

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Fonte: ilmattino.it

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