Roberto De Zerbi, insieme al suo staff, è rientrato in Italia dall’ Ucraina. L’allenatore dello Shakhtar racconta il viaggio di rientro e le emozioni provate:
«Arriviamo alla stazione in cinque minuti. Le strade sono deserte, ma c’è il rischio di imbattersi nei sabotatori russi. I vagoni non sono affollati, solo donne e bambini. Siamo a Leopoli dopo nove ore. Un bus ci sta aspettando. Saliamo a bordo con la scorta, ma è un inferno. Dopo un breve tragitto, prendiamo un altro pullman che ci conduce verso l’Ungheria. Gli ultimi chilometri sono a passo d’uomo. Nevica. Al valico ci aspetta la polizia ucraina che ci rifocilla con pasti caldi, poi dopo un’ora di controlli entriamo in Ungheria. Sono le 8 di lunedì, l’Ucraina è alle spalle e mi volto indietro per vedere le ultime immagini di un paese dove eravamo sbarcati la scorsa estate per vivere una importante esperienza professionale. È stata invece una straordinaria avventura umana. Penso ai giocatori. I brasiliani sono in salvo da sabato, ma gli ucraini sono nelle loro case, pronti a combattere». «Ripartiamo dalla frontiera. Altre tre ore di strada. Anche qui l’ultimo tratto è rallentato. Nevica. All’aeroporto di Budapest sbrighiamo in fretta le formalità. Da Budapest a Bergamo il viaggio è breve. Siamo stanchi, abbiamo trascorso la notte in bianco e da mercoledì a lunedì avremo dormito due-tre ore al giorno, tutti insieme nel bunker dell’albergo, la sala da pranzo riconvertita come campo base. Rivedo le immagini di questa storia: la premura del personale dell’albergo, il nostro staff alla ricerca dei pannolini e del latte per i bambini di qualche calciatore brasiliano, i bagliori della notte dopo gli spari. Siamo tornati a casa, ma lo Shakhtar non finisce qui. Vogliamo tornare tutti insieme sul campo di calcio: italiani, brasiliani e ucraini».
da Il Mattino