Non è mai facile finire un amore. S’avvertono i fischi, ma ci sono comunque dieci anni che valgono. Non è mai stato facile vivere da Insigne, ma ora che sta cominciando quel lungo viaggio, destinazione Canada, riemergono le distanze. Quando Napoli-Barcellona è ormai finita va in scena pubblicamente e pure platealmente uno strappo. L’ultimo Insigne si porta sulle spalle una dimensione irrisolta, nonostante centodiciassette reti ed una produzione industriale di assist. E l’Insigne che in campionato consegna il proprio compito terribilmente in bianco – semplicemente sei rigori – diventa quasi istintivamente il manifesto d’una involuzione ch’è figlia delle distrazioni pre e post-contrattuali con il Toronto. Nel calcio non c’è memoria e sfilano nel retrobottega dei ricordi anche le 422 partite. In dodici partite non può essere racchiusa una storia piena di picchi, le Coppe Italia, la Supercoppa, la semifinale di Europa League. Nei prossimi 85 giorni c’è ancora la possibilità di poterci infilare qualche riga per il lieto fine. Una per la Champions League o anche persino una per lo scudetto.
CDS