Spalletti prova a spiegare il disastro, ma non è facile

Luciano Spalletti lo sa bene che è stato un disastro. Vorrebbe già essere all’Olimpico, vorrebbe avere davanti già la Lazio. Dalle sconfitte si impara sempre qualcosa, si cresce, ma dopo una notte così, dopo un Napoli mai in partita…
Spalletti, solo merito del Barcellona? «Loro hanno sbagliato pochissimo nella fase di possesso, abbiamo fatto errori superiori al solito ma loro bravi a girare la palla anche se sono stato agevolati dall’episodio iniziale che ha reso tutto più difficile. Quando siamo rientrati in partita, dopo il gol su rigore, abbiamo preso la terza rete. C’è dispiacere perché c’era di nuovo il clima Napoli, ci abbiamo messo tanta fatica per essere di nuovo tutti insieme; c’erano 40 mila spettatori, c’era l’effetto Maradona, lui che sicuramente l’ha vista la partita e noi volevamo essere all’altezza della situazione. ci lascia dispiaciuti più del risultato».
Aveva detto che serviva più coraggio. C’è stato? «Io sono il primo responsabile quando la squadra non riesce ad avere una ricerca corretta e l’atteggiamento giusto. Abbiamo provato a non mostrarci intimoriti con il palleggio dal basso, ma non siamo stati bravi a trovare i giocatori nelle linee. Ci sono venuti addosso e purtroppo hanno preso il sopravvento con questo pressarci alto che non ci ha fatto uscire. E poi è emersa la loro forza e la loro sicurezza».
Hanno pesato le assenze a centrocampo? «Certo ci sono giocatori come Lobotka che quando lo vai ad attaccare ed esce dalla pressione ha possibilità di ribaltare l’azione. Però Demme e Fabian sanno giocare. Certo, se si era di più, avremmo avuto qualche possibilità di più. Però, ripeto, abbiamo sbagliato troppo anche se il fatto di voler giocare la palla dal basso è sintomo di coraggio. Ma errori ne abbiamo fatto, sui due gol iniziali, su quello sbaglio su calcio d’angolo».
E adesso? «Non dobbiamo rimanere affogati in questo risultato, dobbiamo già pensare a quello che succede domenica».
C’è un ritardo del calcio italiano? «Il nostro calcio è in evoluzione, il fatto di provare a costruire dal basso significa che c’è coraggio. Noi avremmo potuto aspettare il Barcellona, invece lo abbiamo sfidato. Forse abbiamo sbagliato, ma certo non abbiamo fatto tatticismi».
Quale era l’idea sul calcio d’angolo sbagliato da Insigne? «Bisognava scambiarsi la palla ma c’è stato il malinteso, non si sono capiti e abbiamo preso il contropiede. Loro hanno preso il sopravvento numerico ma noi avremmo potuto in ogni caso riuscire a rimediare ma non siamo riusciti a fare fallo tattico perché bisogna imparare anche a fare queste cose. E così è mancata un po’ di furbizia».
I fischi a Insigne? «Sono pochi quelli che non lo apprezzano, sono molti di più quelli che apprezzano quello che ha fatto con questa maglia fino ad adesso. Abbiamo sempre bisogno di lui da qui a fine anno».
Voleva regalare una serata indimenticabile. «Il risultato ci fa male, il clima attorno alla squadra era favoloso, ma non la partita non è stata buonissima, anche se quegli episodi iniziali ci amareggiano».
Sul 2-1 del Barcellona, lei ci ha creduto? «Bisogna essere onesti, hanno sbagliato pochissimo nei novanta minuti. Noi quello che dovevamo fare meglio, in certe situazioni non siamo stati bravi. Ed è un peccato perché il coraggio non ci è mancato, anche se bisogna riconoscere che loro non hanno sbagliato nulla».
Lei ha vissuto per anni a San Pietroburgo. Di questa guerra esplosa nel cuore dell’Europa che pensa? «Non sono politico, non sono esperto di queste cose. Ma vedere le persone che non hanno niente a che fare e che rischiano di perdere la vita in casa proprio, senza aver fatto nulla, è una cosa che non si può sopportare».

P. Taormina (Il Mattino)

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