Inutile stare lì a chiedersi quanto siano mancati al Napoli i gol di Osimhen. Quando Cagliari-Napoli si è trasformata in una «nube tossica» per restituire un pizzico d’aria salubre, si pensa a quei 26′ (recupero incluso) e allo stacco imperioso di Osimhen. Per risistemare (parzialmente) i conti con se stesso, il nigeriano ha avuto bisogno di una ventina di minuti. Le statistiche, che a volte hanno pure un senso, fotografano la tendenza d’un centravanti nato per stupire. I numeri, che hanno un’anima, sussurrano che in questi sette mesi, Osimhen non sa starsene a digiuno, ha vissuto una sola vera «crisetta» di astinenza, ma sostanzialmente non è mai riuscito a starsene “buono” per più di due partite. Quando il fisico lo asseconda, anche sotto la maschera, sparisce quell’alone di cautela ch’è utile per non trasformare il rischio in azzardo, il Napoli si riappropria del proprio bomber e lo risistema mica solo al centro dell’area ma pure nel bel mezzo d’una sfida trasversale per lo scudetto e l’Europa League che adesso s’infiamma.
CdS