Cagliari-Napoli è una rivalità dell’ ultimo minuto. Che corre sul filo di quell’ ultimo minuto, da un decennio. Nacque per caso. Perchè la Sardegna è sempre stata calcisticamente amica e, se non proprio tale, almeno la si guardava con un misto di simpatia e rispetto. Non fosse altro che perché era pur sempre la terra che aveva dato a GigggiRrriva, al secolo scorso “rombo di tuono”, i natali predatori. C’è poco da fare: è sempre una questione di nostalgia canaglia, Albano sarebbe d’accordissimo. Poi, tutto si è capovolto. Da quel pomeriggio nel quale, dopo il gol di Hamsik che pareva preludio ad un quieto pomeriggio nel quale crogiolarsi al sole della vittoria, tutto cambiò. Per sempre, pare. Dopo il pareggio rossoblù di Matri, fu Daniele Conti, dalla frangia paterna, ad infilare Gianello di testa su un calcio di punizione. Al minuto novanta. In un clima già acceso da una partita rissosa ed infarcita di un astio nauseabondo. Successe il finimondo. Lo causò, quel finimondo, il presidente Cellino. Gesti inequivocabili, al gol di Conti, le mani a sostenersi i gioielli di famiglia, nell’antico dileggio del “Ve li poggiamo in testa”. I gioielli. Ce lo legammo al dito. E l’anno seguente, 2009, si ripetè la storia, perché si sa, il destino è troppo bello quando decide di infilarsi nel gioco del calcio. Stesso copione. Napoli avanti due a zero, in una polveriera, e rimonta cagliaritana, fino al gol dell’incredibile tre a due. Ancora con Matri protagonista. Sant’Elia che viene giù, Lavezzi che piglia Allegri, sulla panchina del Cagliari a quel tempo, a pallonate e viene espulso, e clima da corrida valenciana. Bogliacino pareggia quando le ombre calano sul prato. Nel recupero del recupero. Veleni nella coda. Che Lucrezia Borgia sarebbe una novizia dei preparati mortali. Lavezzi dall’ ingresso dello spogliatoio, braccia al cielo, i napoletani ad esultare in faccia al tifo cagliaritano. Si sfiora il confronto militare tra regioni. Altro giro altra corsa. L’anno seguente. Il minuto sempre lo stesso, e Lavezzi, in contropiede aperto, si fa il campo di corsa e sigilla l’ uno a zero più rocambolesco si possa conoscere. Marameo a tutti. Furto con scasso, grida Cellino abbaiando. Nasce una faida. Da lupare, armoniche a bocca e lame di coltello nei duelli verbali. Da quei giorni, ogni volta che Cagliari e Napoli incrociano il cammino, si scomodano Real Madrid-Barcellona oppure Boca-River. Si incomincia una settimana prima. Al ritmo di ballate popolari zeppe di luoghi comuni. Belli i tempi di GiggggiRrriva. Dell’Amsicora. Dei Cagliari-Napoli e basta. Nel tempo delle rivalità piene di livore, possiamo fare a meno di quelle dell’ultimo minuto.
Stefano Iaconis