Nel Napoli tutti in gol, già in 14 in questa stagione

Tra i marcatori del Napoli ci sono anche i difensori: Di Lorenzo, Rrahamani, K2 e Juan Jesus

E allora: ci sono un nigeriano, un belga che dev’essere un po’ napoletano, uno scugnizzo di Frattamaggiore, un polacco e un macedone, un messicano e uno spagnolo, un macedone e tre italiani, un algerino e un senegalese. La felicità, in tutte le lingue del Mondo, è in questa Babele che Luciano Spalletti si è disegnato addosso: ne era innamorato ancor prima di arrivare a Napoli e adesso, con fierezza, si gode questo tempo che gli appartiene per intero, perché non bisogna dimenticare le origini, il maggio del 2021, il clima impastato di veleno, quel catastrofismo post-Verona e le contraddizioni intorno a talenti avvolti, ad un certo punto, nel cellophane della diffidenza. C’è una squadra che segna a ritmo continuo, a volte persino a sbafo, altre con moderazione, e per farlo – per darsi un tono – non usa mezze misure: a Barcellona, in quel teatro mistico che è il Camp Nou, dove si fonde il sacro di una atmosfera quasi religiosa con il clima profano del calcio, pur soffrendo (eccome), s’è messo in testa di lasciarne 74 mila sulla graticola, le mani tra io capelli e gli occhi riempiti d’un calcio verticale. È andata così, quaranta secondi che la paura ha fatto sbiancare Meret sul destro di Ferran Torres: da Zielinski a Elmas, sul centro destra, percussione macedone con torsione per lo scarico, sinistro del polacco, parate di Ter Stegen e poi tap in di di destro di quel «fenomeno» che s’è portato una manina dietro un orecchio e ha provato a sentire l’effetto che fa…

A. Giordano (CdS)

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