Luciano Spalletti ha concesso un giorno di riposo. E da oggi il Napoli torna nel frullatore: da qui al 20 marzo sono cinque partite di campionato e almeno due di Europa League. Con la speranza di Spalletti che ce ne siano altre due, perché gli ottavi (eventualmente) vanno in scena il 10 e il 17 marzo. Il tecnico ha trascorso la giornata alla tv, ha registrato il Milan che conquistava la vetta battendo la Sampdoria (i rossoneri sono primi per la seconda volta in questa stagione mentre il Napoli lo è stato 12 volte e l’Inter 9), ha rivisto la partita con l’Inter, poi ha seguito anche il match del Cagliari a Empoli. E in serata si è seduto sul divano a studiare il Barcellona. Parlerà alla squadra a Castel Volturno: non lo ha fatto dopo l’1-1, non ama fare dei sermoni quando le cose non vanno benissimo. Da un lato vuole che il suo Napoli «deve imparare a vincere certe partite», dall’altro vuole che questo pareggio venga accettato senza drammi, assorbendo immediatamente gli effetti, senza farsi intossicare le gambe e il cervello. Crederci comunque, per sette buone ragioni: il Napoli ha struttura solida e consolidata, una buona organizzazione di gioco che gli ha dato Spalletti, una notevole affidabilità difensiva (in Italia vince quasi sempre chi prende meno gol di tutti), la disponibilità al sacrificio, un fraseggio moderno e completo, la qualità tecnica di quasi tutti gli interpreti (Insigne, Zielinski, Lobotka non hanno nulla da invidiare ai big milanesi) e Osimhen che è una iradiddio (nonostante i suoi soventi assalti suicidi che per nulla piacciono a Spalletti). E poi Luciano è stato sicuramente quello dal rendimento più costante. Il giorno dopo Spalletti è più carico che mai. È consapevole che il suo Napoli c’è ed è stato all’altezza della grande favorita per lo scudetto, che ha lottato alla pari con l’Inter e che non c’è un lato oscuro nel pari di sabato, non ci sono state eclissi atletiche o tattiche che devono far scattare il campanello d’allarme o che possono far credere che tutto è perduto. È una volata per lo scudetto e il Napoli non esce ridimensionato: certo, l’ambiente è deluso, ma bisogna passarci sopra. Senza mai dimenticare che l’obiettivo del Napoli, in questo primo anno di gestione Spalletti, è il ritorno in zona Champions. Uno degli aspetti che più colpisce di questa squadra resta la difesa: ecco, anche con l’Inter si è mostrata granitica. Ovvio, ha scricchiolato perché Perisic e Dumfries sono portentosi ma di occasioni da gol al miglior attacco della serie A il Napoli ne ha concessi davvero in numero miserevole. E lì davanti c’era l’artiglieria meglio attrezzata del nostro campionato. Continuare a restare incollati al primo posto è impresa ardua, certo, ma umana. Tra le cose che sono piaciute, è stato sicuramente l’atteggiamento del primo tempo degli azzurri. Il Napoli, poi, fino ad adesso ha sempre provato a togliere il fiato ai rivali di turno, pressandoli alti, nascondendo la sfera col palleggio. Questa è la strada che lascia ancora intatte le chance di poter lottare per il titolo. Ed è per questo che il Napoli fa bene a credere ancora allo scudetto. Ora ci sono due trasferte complicatissime a Cagliari e con la Lazio, poi lo scontro diretto con il Milan, la gara di Verona che porta con sé sempre qualcosa di fatale, e l’Udinese al Maradona. Non è una discesa, si sa. Ed è chiaro che il 20 marzo sera sarà tutto più chiaro. Ma ecco che entra di mezzo un aspetto in cui il Napoli ha mostrato di non meritare lo scudetto: spreca troppe occasioni. Anche se passano pochi tram, bisogna prenderli al volo. O si resta a piedi. P. Taormina (Il Mattino)