Spalletti in conferenza: “L’Inter? Questo match è una figata ma niente rivincite”

Il tecnico del Napoli presenta il big-match del "Maradona"

C ’è il verde della speranza, il bianco del candore e il rosso del fuoco: c’è dentro una notte che sa di investitura, un po’ di scudetto, e neanche un pizzico di voglia di negarsi un’emozione.

«L’obiettivo della nostra stagione era quello di rientrare tra le prime quattro per la Champions League: ma sappiamo che vincendo stasera potremmo essere catapultati verso un altro obiettivo».

 

C’è un sapore insolito, invitante sino ad ingolosire, in questa Napoli-Inter, e c’è un uomo, Spalletti, che nella sua ora e mezza in cui si allunga un po’ del proprio passato e persino un’idea del proprio futuro, va a sondare se stesso con quella classica trasparenza che l’ha eletto a totem:

«Questa situazione è una figata, ci ha fatto passare la settimana con un sorriso rimasto pure durante la notte mentre dormivamo. Chi fa questo sport, ama vivere questi appuntamenti».

C’è una partita di calcio che invece racchiude in sé un romanzo popolare, da maneggiare con la sincerità che Spalletti ha sbattuto oltre le strategie e gli schemi, in sette mesi sfruttati per ritagliarsi una dimensione (quasi) inedita, un guru che ammalia per ciò che fa e non per quel che dice: « È una gara importante, abbiamo fatto tanti sacrifici per poterci arrivare e abbiamo superato difficoltà che in certi momenti ci siamo trovati dinnanzi a noi. Le carriere di tutti dipendo no da sfide come questa e io sono un uomo fortunato ad aver trovato calciatori che la pensano come me».  

Si scrive Napoli-Inter e si pensa alle due vite di Spalletti, al suo biennio milanese, a questo spaccato partenopeo, ad una rivincita che sembra si possa intravedere ma che appartiene solo ai retro pensieri da sistemare a bordo campo:

«Io non ho nessuna rivincita con l’Inter, ho lasciato giocatori di cui ho stima e dai quali sono stato ricambiato».

Ed ha trovato ora, in una città che l’ha stregato, la proiezione d’un sogno che va vissuto: «Abbiamo una rosa importante e ragazzi che sanno come fare da soli. Sono tranquillo, sono consapevole della qualità dei calciatori. È un gruppo fantastico che ci tiene a questa maglia e forse ha raccolto meno di quanto meritasse».  


C’è un confine sottilissimo, adesso, tra la favola e la realtà: e in quella atmosfera magica, appesantita da un pizzico di dietrologia, Spalletti attinge dalla propria ironia per rimuovere i fantasmi del passato di Orsato e Pjanic che ricompaiono puntuali, o per spazzare via i veleni (dei social) che una foto di Doveri con un trolley nerazzurro ha finito per diffondere sui social e nei dintorni:

«A chi fa riferimenti del genere, manca un passaggio: l’ha fermato la Finanza e nel trolley c’erano delle mozzarelle».

Il calcio di Spalletti resta un contro-canto libero, che sfugge allo stereotipo dei misteri e degli alibi, che resta sospeso tra strategia tattica e psicologia “ tecnica ” , per provare a disegnarsi un arcobaleno: «I nerazzurri sono gli amministratori di quel condominio a cui si faceva riferimento quando si parlava di candidate allo scudetto. Restano i favoriti, li troveremo arrabbiati per la sconfitta nel derby ma io, che domenica ho detto alla squadra affrontiamo il Venezia come se fosse l’Inter, stavolta ho suggerito di sfidare l ’Inter come fatto con il Venezia, senza cambiare il nostro atteggiamento. Loro ci sono superiori in alcune qualità; noi lo siamo in altre. Dobbiamo mantenere la calma, essere equilibrati e con la testa sempre accesa. Non ci chiamiamo Napoli a caso». 
 
AVANTI POPOLO. In uno stadio esaurito (per quello che si può), il Napoli avvertirà il brivido del piacere per aver trascinato la folla al Maradona, mai così pieno: «Dobbiamo essere all’altezza della gente, a cui De Laurentiis è andato incontro abbassando drasticamente i prezzi. Sono convinto che questa sia la scelta giusta per riaggregare entusiasmo in vista dell’ampliamento della capienza allo stadio. E comunque stavolta ci vorrà il miglior Napoli». Un diplomatico in panchina: ma sotto la grisaglia batte un cuore.

 

Antonio Giordano (Cds)

 

 

 

 

 

 

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