Ci sono tracce di Diego Maradona in film e documentari. Ne parla Paolo Sorrentino nella pellicola “E’ stata la mano di Dio”, candidata al Premio Oscar per i film stranieri, un racconto del dramma familiare vissuto dal regista quando era ragazzo ma anche un omaggio al Campione amato e ricordato tra i suoi ispiratori dopo la statuina vinta per “La grande Bellezza” nel 2014.Uno dei più importanti allenatori, El Cholo Simeone, ha esaltato la figura di Diego nella serie tv Amazon “Vivere partita dopo partita”. Sono stati anche compagni nel Siviglia, ultima tappa del Pibe in Europa, e nella Seleccion argentina al Mondiale ’94, l’ultimo giocato dal Capitano, interrotto a causa della squalifica per doping. Il tecnico dell’Atletico Madrid ha voluto raccontare una sfida da avversari, quella del 17 febbraio del ’91 a Pisa, passata alla storia perché Maradona fece un passaggio di consegne al suo erede.Quella domenica di trentun anni fa, infatti, Diego decise di non indossare la maglia numero 10 e la mise nelle mani di Gianfranco Zola, che era arrivato nell’estate dell’89 dalla Torres e stava conquistando sempre più spazio, grazie al suo talento e alla sua umiltà. Maradona indossò la maglia numero 9, colore rosso, ed entrò in campo. L’emozione dell’avversario connazionale Simeone svanì perché poi El Cholo cominciò a randellare quando Diego passava dalle sue parti: «E lui mi insultavo se lo colpivo». Ovviamente Maradona, fedele al suo stile, non faceva sceneggiate con gli arbitri ma continuava a giocare.L’investitura di Zola
arrivò esattamente un mese prima della partita del doping, Napoli-Bari del 17 marzo. Negli spogliatoi del San Paolo venne estratto Maradona per il controllo e vi furono momenti di grande tensione, perché Diego sapeva di non essere “pulito”, avendo abusato di cocaina per tutta la settimana, mai presentandosi al campo di Soccavo per l’allenamento. Dal suo clan fecero trapelare che in altre occasioni erano stati adottati dei “sistemi” per evitare che venisse scoperto e squalificato. Storie. La realtà fu la squalifica fino all’estate del ’92, poi Maradona, grazie alla pressione della Fifa, si trasferì al Siviglia e Simeone riuscì a dargli giusto qualche calcio in allenamento. F. De Luca (Il Mattino)