Dentro un’ora e mezza ci possono persino stare duecentocinquantasei giorni d’una vita da mediano: quando Napoli-Inter comincerà, sgranchendo la memoria, Salvatore Bagni lascerà che il proprio vissuto resti ai margini d’una partita specialissima («questa è la mia, eh…»), adagerà a sull’uscio dei pensieri le sue due Coppe Italia (una di qua e una di là), lo scudetto dell’87 con Diego e quel che Maradona ha rappresentato, e si gusterà quei 90′ nei quali sembra (quasi) non ci sia un domani.
«Un fantastico spot per il nostro calcio».
In onestà, bisogna ammetterlo: Bagni lo aveva detto. «E in epoca non sospetta, ad agosto, proprio prima che cominciasse il campionato. Il Napoli per me è sempre stata una squadra da scudetto. Favorita, per valori tecnici, alla pari dell’Inter; il Milan dietro; poi le altre. C’erano ragioni squisitamente tecniche su quel pronostico».
Ed ora, tocca proprio a loro: Napoli e Inter, separate da un punto. «Sarà campione d’Italia chi vincerà sabato. Se lo fa l’Inter, scava un solco, perché ha comunque una partita da recuperare; se lo fa il Napoli, stacca la rivale e la costringe ad andare incontro alla sfida con il Bologna, quella che le manca, senza certezze e con l’ansia di chi sta inseguendo e dunque non può sbagliare, né rallentare».
Intanto, Coppa Italia per l’Inter, poi l’Europa per entrambe. «La fatica non si sente, quando sei in corsa per obiettivi del genere. Il sudore ti scivola addosso e l’acido lattico evapora. I calciatori vogliono giocare queste partite qua, che ti arricchiscono e ti riempiono. E poi ci sono organici così larghi che sarà possibile affidarsi alle rotazioni».
I tre cambi, a partita in corso, hanno inciso sul derby dell’Inter, forse… «E magari anche quello di Pioli, con Brahim Diaz. Però è anche vero che per 70 minuti non c’è stata quasi partita, un dominio netto e largo. Probabilmente, pensavano di averla messa in sicurezza, di esserne i padroni».
O può darsi sia un altro indizio, come all’andata con il Napoli. «L’esempio è plausibile. Poteva finire 3-3 quella volta e nessuno se ne sarebbe scandalizzato, dopo che per un’ora l’Inter aveva divertito e tenuto in pugno la serata. Magari sarà un limite che emerge nelle notti importanti, vedremo».
Scelga un uomo-simbolo per parte. «Spalletti per il Napoli. È stato subito chiaro, non si è nascosto, non ha costruito alibi, ha usato un linguaggio diretto. E poi che sia un grande allenatore non lo scopriamo adesso. Per l’Inter, sui tanti io metto Brozovic. Un altro così non ce l’hanno, per personalità e per presenza fisica».
La sorpresa? «Mi viene da pensare a Lobotka, che gioca in maniera divina. È la dimostrazione di quanto Spalletti abbia inciso, liberando alcuni calciatori dai loro retro-pensieri: il Napoli avrà anche Ounas, aspettatelo, e poi ha avuto tanto da Petagna. Ma io aggiungerei pure Juan Jesus».
E l’Inter, che è campione in carica, ha gente che sa come si vince. «E comunque da questo match si può uscire con un pezzetto di titolo in tasca e anche con le ossa un po’ rotte. Non oso immaginare, dovesse andarle male, come starebbe una squadra che ha perduto il derby e poi lo scontro-diretto al Maradona. Il suo valore non si può mettere certo in discussione, l’ha dimostrato, ma certe ferite possono far male anche a chi ha una carriera alle spalle. Resto della mia opinione: Napoli e Inter avanti».
Il Napoli aspetta di ritrovare Insigne. «Ma non si dica che Lorenzo sia distratto dal proprio futuro. Non giudichiamolo dal rendimento: ci sta, durante un anno, di attraversare un momento in cui neanche le cose semplici ti riescono. Io penso invece che nella sua testa, oggi, ci sia un sogno: lasciare l’impronta per la storia proprio prima dell’addio. Vuole troppo bene alla sua gente ed alla maglia e la scelta di Toronto, per me, al di là dell’aspetto economico, ha anche un risvolto affettivo: evitare di dover eventualmente giocare da avversario contro il Napoli».
In un’ora e mezza c‘è un anno, insomma. «Certo che sì ma senza dimenticare cosa è successo e cosa potrà succedere. Il calendario dell’Inter, dopo l’incontro di sabato sera, sarà in discesa, perché Inzaghi si sarà tolto dal proprio cammino un bel po’ di avversarie di spessore. E il Napoli, invece, si porterà appresso tutta l’autostima che ha messo assieme in questo 2022, quando ha dovuto fronteggiare le assenze per la Coppa d’Africa ma dopo aver dovuto sopportare incidenti che avrebbero potuto demolire chiunque altro. Nonostante tutto, Spalletti ha sempre scelto di fare le partite. E questo non mi sembra un dettaglio ma un particolare di assoluto rilievo».
A. Giordano (Cds)