Victor Osimhen: “La maschera? Mi porta bene. Si può pronunciare la parola scudetto”

Osimhen ritrova il gol dopo oltre 100 giorni e pensa già all'Inter

Certe storie sembrano già scritte: tipo quella di Osi, il centravanti mascherato che con una settimana d’anticipo ha inaugurato a Venezia la sfilata del Carnevale del gol. Un gol che in campionato mancava da 112 giorni, e in assoluto da 108; un gol segnato di testa, come a sfatare completamente il tabù e i brutti ricordi dell’infortunio di San Siro, alla prima da titolare dopo 77 giorni a inseguire: dall’Inter al Venezia. E poi di nuovo all’Inter per quella che ora, sì, può davvero essere considerata una sfida-scudetto.

Il calcio è pieno di sorprese, vero Osimhen? «La maschera funziona bene evidentemente!»,

e giù una bella risata come non capitava da un po’. I suoi ventitré anni sono tutti qui: la voglia di spaccare il mondo e le porte, la voglia di vincere. «Bisogna ragionare step by step»,

lo dice esattamente e saggiamente così, in inglese. «Però sì: anche lo scudetto può essere un obiettivo».  

 

 
NIENTE SCHERZI.

E allora, niente scherzi di Carnevale: Osi ha fatto gol, il Napoli ha vinto, il Milan ha fermato l’Inter e sabato al Maradona è in programma quella che può essere serenamente considerata la madre di tutte le partite di questa fase della stagione: Napoli-Inter, appunto. Il Bivio e la Chance: tutto maiuscolo. La vittoria dei rossoneri nel derby di sabato e il contemporaneo colpo degli azzurri firmato ieri a Venezia hanno ovviamente sparigliato, come dicono i giocatori di scopone. In sintesi: in classifica, sebbene debba recuperare ancora la giornata mai giocata con il Bologna al Dall’Ara, Simone Inzaghi comanda ora con un solo punto di vantaggio sugli inseguitori Pioli e Spalletti.

Quasi superfluo sottolineare l’importanza cruciale del prossimo turno, vero Victor? «Sappiamo che ora andremo ad affrontare una grande squadra, perché l’Inter è davvero forte, ma arrivare a questa gara con un solo punto di svantaggio può fare la differenza».

Fatta salva la salute degli scaramantici, una vittoria varrebbe il sorpasso, fermo restando il recupero; e soprattutto aumenterebbe all’infinito l’incertezza e la bellezza del campionato.

CHE GIOIA.

Bello per il Napoli è stato di certo celebrare sia la quarta vittoria consecutiva sia il ritorno alla vita da bomber di Osimhen, l’uomo più atteso da due stagioni ma puntualmente l’uomo più sfortunato tra infortuni, varie ed eventuali. Per ritrovare il sorriso del gol, tutto sommato, gli è bastato relativamente poco: spezzoni con Bologna e Salernitana e la prima da titolare ieri a Venezia. Totale: tre presenze e 104 minuti.

L’ultima volta in campionato risaliva alla sfida con il Toro del 17 ottobre, mentre in assoluto alla serata di Europa League c on il Legia del 21 ottobre. «Sto bene e sono felice di essere tornato in campo dal primo minuto dopo tanto tempo».

Dal 21 novembre a San Siro con l’Inter, la notte dello scontro con Skriniar: oltre due mesi. «Abbiamo lavorato bene nel corso della settimana e mi sentivo pronto ad affrontare una partita dall’inizio: ero convinto di poter fare una grande prestazione nonostante il valore dell’avversario e alla fine siamo riusciti a vincere. Sono molto contento».  

SOGNO SCUDETTO.

Molto soddisfacente è anche il rendimento della nuova e ormai famosissima mascherina in carbonio high tech indossata ieri per la prima volta: colpo di testa e gol, et voilà. «Funziona bene, sì, ma non la userò a Carnevale: soltanto in campo, per questioni mediche!».

Per carità, Victor, faccia lei. L’importante è non fermarsi proprio ora sul più bello, a cinque giorni dalla sfida con Lautaro e compagni: «Si può pronunciare la parola scudetto, perché no, ma bisogna affrontare una partita alla volta: e battere l’Inter non sarà per niente facile».  

Fonte: Fabio Mandarini  (Cds)

 

 

 

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