Guai disperarsi, in situazioni estreme: e a pensarci bene, in quel Natale rovinato dallo Spezia, al Napoli mica faceva male solo la sconfitta. Anno nuovo, ops, vita “ maledetta ” : con la Coppa d’Africa all’orizzonte, il Covid nascosto negli angoli più disparati del destino, il contratto di Insigne ormai pronto sul tavolo e un senso di disorientamento collettivo da lasciare Napoli stordita, sconcertata e persino demolita dentro.
Ma il pallone fa ciò che vuole in una squadra libera nella testa, educata a giocare un calcio che eviti di perdersi dentro gli alibi e i paradossi: sono volate via cinque gare – Juventus, Sampdoria, Bologna, Salernitana e Venezia – ed è cambiata la scena, così d’incanto, con un calcio (anche) diverso, privo dei Koulibaly e degli Anguissa, di quelli che non c’erano e poi sono tornati, d’una idea ampia esibita da Spalletti e da quel Napoli che adesso sta lì, a sorridere con se stesso.
«Ma questa vittoria ci dà consapevolezza della nostra maturità. Sapevamo e ne siamo convinti di aver la possibilità di giocare per vincere contro qualsiasi avversario. Battendo il Venezia, abbiamo portato a casa un risultato importante, con un discreto calcio».
Visto che la matematica a volte pare sia un’opinione, tredici punti in cinque giornate sono serviti per aggiustare la classifica e anche per afferrare la propria anima e lasciarla deliziare in un orizzonte insospettabile, un mese e mezzo fa, mostrando l’altra versione del Napoli, stavolta solido nella testa e nella sua interpretazione:
«Siamo stati bravi a gestire. In quei momenti, quando il Venezia ha cominciato a buttarla in area, perché ha giocatori fisici e forti di testa, il Napoli è stato capace di rubare loro le soluzioni e di negargli la possibilità di andare a recuperare le seconde palle. Ma i ragazzi hanno avuto anche la lucidità di andare a creare l’opportunità d e l raddoppio e questo è un merito che va sottolineato».
SI DICE?
È inutile far finta di niente, e persino insistere su ciò che ormai appartiene alla classifica ed agli archivi: Napoli-Inter in effetti comincia nel momento in cui Petagna chiude la sfida di Venezia, perché in quell’istante entra in scena la sfida di sabato, che sa di scudetto. «Noi sappiamo quale sia il nostro cammino. A parole, chiunque viene candidato per lo scudetto. Noi vogliamo essere seri, mostrare il ghigno. Ma sappiamo che esistono club di grandissimo spessore con cui bisognerà confrontarci. E quindi, dimostriamo quanto valiamo, inutile dirselo. L’Inter resta con le maggiori potenzialità ma certi risultati possono aprire a nuove possibilità».
IO OSI.
Ci sono voluti 112 giorni per gustarsi un’altra rete di Osimhen, che si era fermato con il Torino (sempre di testa) e che ha cominciato a riprendersi ciò che la sorte gli ha strappato e che Spalletti sogna con discrezione: «Osimhen ha le caratteristiche giuste per far gol. Siamo noi che dobbiamo migliorare per servirlo nel migliore dei modi e sfruttare le sue qualità. Nel primo tempo abbiamo giocato poco su di lui. Victor ha un coraggio che va elogiato, sullo stacco ha dato una craniata che, per chi ha subito un infortunio del genere, ti fa venire un dubbio: ma quanto coraggio ha?».
Fonte: A. Giordano (Cds)