Massimo Cacciari, Filosofo: “Stadi aperti al 100%? Non sarebbe assolutamente alcuno scandalo”

A Punto Nuovo Sport Show, Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia:

“Lo scudetto è dell’Inter, il Milan ha una squadra da quarto posto, non di più. Il titolo andrà ai nerazzurri, a meno di clamorose sorprese. Ho iniziato a tifare Milan tantissimi anni fa. Dopo i rossoneri, la seconda squadra per me è il Napoli. Non ci dovrebbe essere partita contro il Venezia. I lagunari giocano anche in maniera piacevole, ma hanno dimenticato il calcio all’italiana. Per le squadre molto forti va bene. Per quelle deboli è una sciagura. E rischiano di subire 3-4 gol a partita. Non riesco ad essere nostalgico di Berlusconi, ma sicuramente dei vari Gullit, Rijkaard, van Basten. Presidente della Repubblica? Non capisco come si faccia a fingere di non avere problemi. Che tutto sia stato messo a posto con l’elezione di Mattarella. Si sta procedendo con incoscienza. Ho sempre seguito con grande affetto il Napoli. Ho rapporti molto stretti con la città. Ci sono stato centinaia di volte. Mi pare De Laurentiis abbia fatto molto bene. Quasi sempre in Champions. Spesso ha lottato per lo scudetto. Certo, difficile competere con corazzate come la Juventus. Per arrivare al top del calcio, ci sono squadre miliardarie. Non c’è niente da fare. Dovrebbero esserci delle autoregolamentazioni da parte delle società calcistiche. Perché si creano disuguaglianze. Per cui è anche giusto che venga fuori l’idea di fare la Superlega. Se permetti che si sviluppino disuguaglianze mostruose, che ci stai a fare in un campionato con Juventus e Salernitana? Non puoi avere buchi di bilancio così grossi. Spendere 70 milioni per Vlahovic. Bisognerebbe regolamentare. Altrimenti vadano a fare campionati per conto loro. Vaccini? Come si fa ad essere contro? Io li ho fatti tutti. Uno stato di emergenza deve essere promulgato. Ma sulla base di dati precisi. Di informazioni certe. E, laddove le condizioni vengano meno (come in questo caso), si deve passare a criteri meno draconiani sulle nostre libertà personali. Così come sta avvenendo in Spagna. Così come è in Germania o in Danimarca. Dove nessuno si è sognato di proibire di andare al lavoro a chi non è vaccinato. Quindi si tratta di calibrare. Articolare i provvedimenti. Tenendo a mente, che la regola fondamentale della nostra Costituzione, richiama i diritti inviolabili della persona. A mio avviso siamo al limite dell’aver oltrepassato questa norma. Sono contro il Green Pass. E contro la politica sanitaria del Governo. Di certo non contro i vaccini. Stadi aperti al 100%? Non sarebbe assolutamente alcuno scandalo. Perfino in Australia, dove sono stati peggio di noi, ci sono stati gli Open con stadi pieni. Queste condizioni, che si protraggono senza indicare minimamente in base a quali criteri lo stato d’emergenza debba cessare, stanno mettendo in crisi tutta l’economia di sport e spettacoli. I dati sono chiarissimi: non abbiamo nessuna emergenza tra terapia intensiva e decessi. Le nostre politiche hanno come fondamento i contagiati. Ed è assurdo. Come detto anche da scienziati tipo Crisanti e Bassetti. Essere contagiati non significa essere malati. Siamo in presenza di una sindemia, una forma – magari più grave del solito – di influenza. Vanno curate in questo modo. Così fanno in Spagna, in Giappone da mesi. Perché da noi invece di attenuare i provvedimenti si aggravano di Decreto in Decreto. Se volessero continuare a farci vaccinare, qualche dubbio mi verrebbe. Perché va bene il terzo, ma il quarto o il quinto no. Allora diventa un obbligo del vaccino per l’influenza. Bisognerebbe ridiscutere la situazione vaccino. Per il momento, che il vaccino sia stato utile è fuori discussione. Chi non si è vaccinato farebbe bene a vaccinarsi. Il problema sono i provvedimenti che nessun altro Paese ha mai adottato. Il problema è che non c’è più politica e ognuno parla. Qualora ci fosse, l’attore, il ballerino, il comico di turno non oserebbe andare lì e fare comizi sulla Legge e sulla Costituzione. È lecito farlo. Perché non c’è nessuna autorevolezza nel discorso della politica”.

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