Lino DiCuollo, per 15 anni vicepresidente della Mls, adesso Technical Advisor e super consulente del Toronto ma anche di altri club americani che cercano saggi consigli, racconta il calcio yankee e la trattativa che ha portato il capitano del Napoli in Canada e che lo ha visto tra i protagonisti.
«Ha sedotto il presidente Manning sia come uomo che come campione. Non vedevo questo entusiasmo nel calcio americano dai tempi dell’arrivo di David Beckham: ma mai la Mls ha avuto un fenomeno come Lorenzo».
Presidente, che colpo è quello di Insigne? «Favoloso. Noi qui abbiamo visto giocare Chinaglia, Pelé, Beckenbauer negli anni 70 e anche negli ultimi decenni tante stelle sono venute negli States. Ma erano alla fine di tutto, avanti negli anni, sul viale del tramonto. Stavolta il Toronto ha messo a segno un colpo magico perché ha preso un fenomeno che è campione d’Europa, può vincere lo scudetto in serie A e può anche andare al Mondiale e vincerlo con l’Italia. Mai prima di adesso la Mls si è potuta permettere una cosa del genere: strappare all’Europa un campione di 30 anni, che ancora avrebbe fatto la differenza in Inghilterra, in Italia o in Spagna. E invece ha deciso di venire a giocare nel nostro campionato. E qui tutti non stanno nella pelle, non solo a Toronto»
È stato difficile convincerlo a dire di sì? «È durata molto mesi la discussione. Noi lo abbiamo incontrato a Napoli ma quando siamo venuti in Italia non abbiamo parlato solo con lui. C’era un gruppo di 4-5 calciatori che avevamo individuato che poteva fare al caso del Toronto. E anche lui ha preso il suo tempo per riflettere, fare delle valutazioni. Lo abbiamo incontrato e da lì però è iniziata una lunga serie di riflessioni, assieme al nostro amico Andrea (D’Amico, ndr). La scelta finale è arrivata a dicembre, durante le feste di Natale, quando Manning ha convinto il board del Toronto a dare il via libera all’operazione».
Che calcio attende Insigne? «Il livello è buono, è di nuovo cresciuto negli ultimi cinque anni. Lui sarà la stella, sarà il Beckham che tutti aspettano negli stadi d’America, faranno il biglietto solo per vederlo giocare. Lorenzo sarà il testimonial del calcio americano».
Il calendario è diverso da quello europeo, non è che rischia di perdere la Nazionale? «Anche le nostre soste sono ormai definite per consentire di volare in Italia. Perché tutti noi vogliamo continuare a vedere Lorenzo con la maglia numero 10 della Nazionale, andare al Mondiale e magari vincerlo. Sarebbe fantastico per Toronto, per il nostro movimento calcistico. Lui verrà a luglio in Canada».
È un calcio, quello di serie A, che affascina i proprietari americani? «E credo che non sia finita. Gli ultimi investitori hanno preso Spezia e Genoa ma non escludo che la crisi economica provocata dal Covid possa aprire a nuove opportunità, dia la possibilità ad altri di entrare nel campionato italiano. Ovvio che la Premier piace di più, ma è anche vero che serve molto di più per comprare dei club. E l’Italia ha il suo fascino unico. Io sono sicuro, per esempio, che il mio amico Joey Saputo al Bologna possa fare grandi cose».
Che impressione ha avuto di Napoli? «Io sono figlio di emigranti abruzzesi, a 5 anni siamo venuti in America. Però torno spesso nella mia terra, ho vissuto a Milano un anno intero e a Napoli sono stato spesso. De Laurentiis? Il progetto Napoli è brillante, il club è un modello economico per tutti».
P. Taormina (Il Mattino)