La priorità, ora, è ritrovare la migliore condizione per lanciare la volata Champions del Napoli – magari rilanciare vecchi sogni di gloria – e poi regalare il suo calcio. Quello vero, quello che l’ha fatto amare dal popolo azzurro e dai club di tutta Europa. Quello che ha dimostrato di saper coniugare a volte come Bolt, correndo a mille all’ora; a tratti come LeBron, saltando in cielo in terzo tempo; e spesso, e soprattutto, come Osi. Super Osimhen: un atleta straordinario; un fulmine, una saetta e un problema autentico per gli avversari. Incontenibile in velocità quando è in giornata, generosissimo lottatore al servizio del gol e della squadra, un pericolo pubblico dal centrocampo in su e un irriducibile professionista con la brace negli occhi. Davvero ammirevole, si, un belvedere. Salvo i momenti in cui si trasforma in Social Osimhen: il gemello troppo social che non riesce sempre a gestire l’esuberanza giovanile del ventitreenne nel mondo virtuale e a tratti neanche in campo: il vaffa a Politano scoccato in inglese al tramonto della partita con la Salernitana per un passaggio mancato in area e puntualmente diffuso sul web da un testimone oculare munito di smartphone è una nota che stona. Una bischerata di campo ricomposta con una stretta di mano, come l’ha definita Spalletti senza giustamente farne un dramma, ma allo stesso tempo il signor Luciano insiste sulla correzione di certi atteggiamenti sin dall’espulsione con il Venezia alla prima giornata. «Victor è un calciatore nervoso, proprio dal punto di vista della muscolatura», disse domenica dopo il derby con eleganza e saggezza. Victor è un giovane leone che deve imparare a ruggire soltanto al momento giusto.
La Redazione