Non va per il sottile neppure stavolta, il presidente del Napoli: «Il Paese è in emergenza talmente da tanti anni che ormai diventa banale parlare della normalità. Riaprire gli stadi? Quando il governo capirà che 25 milioni di tifosi sono 25 milioni di italiani-elettori, forse il calcio verrà considerato in maniera diversa». Aurelio De Laurentiis non usa il fioretto. Il mondo del calcio e quello della politica ormai sono allo scontro. E le parole del numero uno del club azzurro seguono quelle, amare, di Marotta (Inter) e Scaroni (Milan) che parlano di un rischio default per le società di serie A senza l’intervento del governo. Ed ecco, quindi la stoccata di De Laurentiis proprio all’uscita dell’assemblea di Lega (vi ha preso parte, sia pure da remoto, per la prima volta Danilo Iervolino, patron della Salernitana) che non usa toni soft. Al contrario, le parole di De Laurentiis non nascondono che le covi ardono sotto le ceneri ed è una guerra legata ai conti in rosso. Un piccolo passo, che in Lega danno per scontato, è il ritorno alla capienza del 50 per cento da febbraio (tenendo conto che il Napoli avrà Inter, Barcellona e Milan allo stadio Maradona è già una piccola boccata d’ossigeno). Ovviamente non basta. Tant’è che se dovesse la curva epidemiologica continuare a scendere, già la prossima settimana potrebbe essere chiesto un ritorno al 75 per cento della capienza fin dalla giornata del 6 febbraio. Gabriele Gravina, presidente della Figc è sulla stessa lunghezza d’onda della Lega, sia pure con toni meno aspri. Ora tutti attendono una convocazione da parte del governo (magari una volta che si sarà insediato un nuovo inquilino al Quirinale) per l’istituzione di un tavolo tecnico. Chiara la richiesta dei ristori per i danni causati dalla pandemia. Ma la risposta non è scontata anche perché in pochi hanno iniziato nel mondo del calcio un autentico percorso di tagli degli sprechi. Intanto Lotito va alla riscossa. Perché i club hanno nominato Gaetano Blandini consigliere indipendente del Consiglio di Lega. Un colpo a sorpresa, dopo mesi di tentativi. A votare per Blandini, già dg della Siae, 12 società. Il voto segreto ha favorito alleanze. Contro invece quelle che erano le indicazioni del numero uno della Lega, Dal Pino. P. Taormina (Il Mattino)