È Ital-Brasile: 49 oriundi in azzurro con Joao Pedro e Luiz Felipe

Non scenderanno certo dal piroscafo a Genova come Mumo Orsi, il leggendario Raimundo, con moglie, neonato e cognata al seguito. Quelli erano altri tempi in cui l’idea di oriundo riassumeva molte ambiguità connesse al concetto di identità nazionale, che si è trascinato via un calcio ormai sempre più globalizzato. Luiz Felipe e Joao Pedro domani scivoleranno sul treno azzurro, senza il clamore che faceva una volta il passaporto originario. Con loro, raggiunge così quota 49 oriundi, l’albo italiano. Cinque dei 35 elementi saranno made in Brasile nello stage di domani a Coverciano: il laziale e il cagliaritano si uniscono a Emerson Palmieri, Rafael Toloi e Jorginho.

La storia dei nuovi

Il sangue, le radici, l’odore di casa sono cambiati da tempo, non solo con un timbro. Joao Pedro è cittadino italiano dal 2017, da quando si è sposato con  Alessandra, di PalermoIpatinga è un lontano ricordo, il classe 1992 si sente ormai italiano e vuole risolvere i problemi di Mancini in attacco. In realtà, anche il cagliaritano è un esperimento, altrimenti il ct non avrebbe richiamato anche Balotelli come ultima ratio. Il mondiale in Qatar passa dai gol di marzo. L’Italia non deve nemmeno prenderli però. Né dalla Macedonia del Nord e nemmeno, eventualmente e molto probabilmente, nella finalissima col Portogallo. Per questo viene convocato pure Luiz Felipe, che per il momento strappa il posto al compagno infortunato Acerbi, non solo nella Lazio. Al centrale biacoceleste viene pure perdonato di aver rifiutato anni fa il primo squillo di Di Biagio con l’Under 21. All’epoca Luiz Felipe voleva le Olimpiadi con la Selecao, si sentiva molto più brasiliano.
Alberto Abbate (Il Mattino)
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