Napoli-Salernitana: nel prossimo week end ancora una sosta per il campionato di serie A per lasciare spazio agli impegni delle Nazionali.
Un derby è sempre una sfida molto sentita e Napoli-Salernitana, in programma ieri pomeriggio allo stadio “Diego Armando Maradona”, nonostante le tante defezioni (soprattutto in casa granata) non fa eccezione. Un match che a Napoli mancava dal sedici agosto del 2009 ai tempi della coppa Italia, quando gli azzurri si imposero con un facile 3-0, mentre all’andata i cugini salernitana erano riusciti a vendere carissima la loro pelle arrendendosi solo a una prodezza di Zielinski. La partita è terminata col punteggio di 4-1 per il Napoli, con la Salernitana che ha disputato comunque un buon primo tempo difensivo, mettendo in crisi a un certo punto gli avversari.
Ecco i principali spunti del match:
- Il saluto che unisce: ci sono pochissimi uomini in grado di unire le tifoserie di Napoli e Juventus, da sempre rivali tra loro, uno di questi era Gianni Di Marzio. Ascoltando in tv e leggendo i commenti sui social l’indimenticato Gianni ha lasciato un segno davvero molto forte tra la gente (comune e non), come se ognuno avesse un aneddoto personale da raccontare su quel “piccolo grande uomo“. Non intendo ricordare la sua storia e competenza calcistica, lascio la parola e chi ne sa nettamente più di me da un punto di vista tecnico, ma l’affetto che i posteri gli stanno manifestando è dolcissimo. Ciao Gianni!
- La cumana: ahimè non stiamo parlando della sacerdotessa dell’antica storia greca e romana ma, con buona pace dei dipendenti, del mezzo di trasporto più famoso e meno puntuale della Campania. Ecco ieri sulla fascia sinistra nel primo tempo Mario Rui sembrava più che una freccia una cumana. Sempre in ritardo (incluso nell’azione del pareggio), il portoghese (autore di un’ottima stagione sin qui) ieri ha disputato quarantacinque minuti poco soddisfacenti cadendo nel suo solito vizietto di un approccio totalmente errato. Forse troppo sicuro della sua forza e dei suoi piedi, ha palesato un atteggiamento davvero rivedibile che poteva costare carissimo.
- L’amico in più: era stato l’eroe della vittoria sul campo del Bologna con una doppietta dopo un lungo digiuno, ma purtroppo ieri Lozano non ha brillato per nulla durante Napoli-Salernitana. Ripeto che a mio avviso lo scarso impatto degli esterni in questa stagione è un limite innanzitutto di Spalletti (ma ci torneremo tra poco), però il messicano fa una fatica immensa a entrare nel vivo del gioco ed è sempre sulla linea del fallo laterale. Il sospetto è che abbia stretto una bellissima amicizia col guardalinee tanto che le malelingue parlano di una pizzata sul lungomare organizzata durante i primi quarantacinque minuti. Mi aspetto molto di più da Hirving, come da Politano il cui egoismo non mi è piaciuto affatto.
- L’idea “centrale”: detto che gli esterni non funzionano, cerchiamo di analizzarne il perchè. Se ieri tre gol su quattro arrivano da calciatori che occupano la parte centrale del campo (a proposito finalmente Juan Jesus ha potuto ufficialmente esultare dopo più di tre anni e due gol annullati dal Var in stagione) indipendentemente dal ruolo non può essere e non è un caso. Abbiamo negli occhi il tridente delle meraviglie di Sarri e anche quello molto buono di Gattuso fino allo scorso anno, ma Lucio quest’anno ha fregato davvero tutti grazie alla sua intelligenza calcistica. Infatti è evidente che pur giocando col modulo 4-2-3-1, ha deciso di sviluppare la sua idea di calcio centralmente visto che gli avversari sono sempre molto attenti a raddoppiare sulle corsie esterne. Era necessario cambiare qualcosa dopo diversi anni per non apparire scontati e facilmente imbrigliabili dagli avversari, unico appunto che la squadra appare troppo sbilanciata sin da subito nell’applicare quell’idea di calcio e si espone a troppi rischi.
- I venti per sognare: la classifica dice che il Napoli è in piena lotta Champions, per adesso niente sogni scudetto perchè il ritardo è ancora troppo importante dall’Inter, e vincere partite anche quando non si è brillantissimi è importante. Ieri diverse cose personalmente non ho gradito e sono state in parte toccate nei punti precedenti, la cosa da migliorare più di tutte è però l’uscita improvvisa dal campo per venti minuti anche quando l’avversario sembra non averne la forza. Era successo già con la Juventus (però è comprensibile vista l’emergenza del 6 gennaio) e prima col Sassuolo (dolorosissimo pareggio di rimonta degli emiliano), ma soprattutto nei finali di partita contro Sampdoria e Bologna senza per fortuna pagare dazio in termini di punti. Anche ieri la squadra ha palesato delle amnesie che potevano costare carissimo , stavolta nel primo tempo a cavallo tra il gol di Juan Jesus e il duplice fischio dell’arbitro. Ecco, per essere chiari, se si vogliono cullare sogni alla portata della forza di questa squadra il buon Lucio deve lavorare su quei venti minuti, agendo soprattutto da “mental coach” verso i suoi ragazzi. Impresa durissima perchè neanche tecnici che hanno vinto tutto come Benitez e Ancelotti ci sono mai riusciti a Napoli…
Articolo a cura di Marco Lepore