Alle 8 , uscendo da casa, Piotr Zielinski s’è messo comodo, in tuta, ha preso uno zainetto e si è avviato in stazione a «whatsappare»: «Amici, sto arrivando». Il Napoli, a Bologna, l’aspettava come si faceva da bambini: qualcuno arrivava in corriera, qualche altro con il papà e poi c’era sempre un compagno che si sarebbe presentato da solo, in genere il più bravo, capace di far stare una squadra intera sulle spine. Alle 12,40, a Bologna, Piotr Zielinski si è alzato dalla sua poltroncina della Frecciarossa e probabilmente non ha neanche realizzato che in quello stesso istante, con quei gesti apparentemente banali, nel suo piccolo avrebbe contribuito a cambiare il calcio, le sue tendenze, le abitudini e pure la narrazione, depurandola da qualche abuso di retorica.
La trasferta Fai da te. In sintesi: il ritiro non serve a niente; e pure quella cosa lì, lo stress da prestazione; o la concentrazione, ma d a i si direbbe adesso, riguardando Bologna-Napoli e ripensando a quella serata piena di bellezza. La sua.
Piotr Zielinski si è alzato presto, ha dato un bacino alla moglie e al bambino come farebbe chiunque, e poi s’è concesso alla platea che per poco non ha fatto «ohhhh»: trenta metri di lancio, a tutto collo, dentro un angolo di passaggio improbabilissimo. Prima di quella genialata, in pochi ricordavano un errore; e dopo, per concedersi alla normalità, ha sbagliato un appoggio, cosa volete che sia! È uscito dal campo all’ ottantesimo minuto e per tornare dai propri cari, stavolta, s’è potuto accomodare in aereo. Poi è chiaro e anche scontato che certe volte lo chiamino «fenomeno».
A Giordano (CdS)