Si chiama, semplicemente, zona-Champions, è la frontiera tra la ricchezza (presunta e assai probabile) e la normalità (possibile e quasi certa), è il passepartout per restituire al Napoli una dimensione che nel biennio alle spalle è stata demolita da un settimo e da un quinto posto, ma che è entrata comunque in conflitto con la fortuna. «Siamo in grado di raggiungere l’obiettivo. L’ambizione e la qualità di cui disponiamo ci daranno la spinta per poter migliorare in tutti i sensi. Abbiamo un gruppo che per qualità può far felice i tifosi e la città».
E ora ha pure un uomo mascherato, Osimhen, che va ad aggiungersi ai Mario Rui e ai Malcuit, ai Lozano e ai Fabian, a chi è appena uscito dalla solitudine dell’isolamento o dalla tristezza di un incidente:
«Osimhen sta lavorando con noi, con quella protezione che si ritrova sul viso lui deforma i palloni, ha dato due o tre testate che ha buttato oltre la porta. Lui fa sempre vedere che non gli mancano né forza e né coraggio».
sguardo oltre. E il Napoli, a Spalletti, dovrà dimostrare di avere la personalità giusta per dimenticare la Fiorentina e quelle due ore ricche di contraddizioni:
«La gara di giovedì non lascia scorie. È stato un match deciso da episodi, e giocare 9 contro 10 è più dura che essere 10 contro 11. Abbiamo pagato situazioni paradossali, perché per esempio sono stati espulsi i nostri cambi, quindi i giocatori freschi. Sono casualità, ma andiamo avanti».
E a Bologna si guarderà in quell’orizzonte ampio, spalancatogli dal suo primo Napoli, quello che vinceva e divertiva in un’epoca neanche poi così lontana, quello che si prendeva il pallone e pure il campo e li faceva suoi, quello che non non aveva paura, né può averne adesso:
«Non dobbiamo preoccuparci delle squadre che ambiscono alla zona Champions League. Noi siamo in grado di qualificarci».
Ma anche di ignorare questo clima surreale che viene costruito dal mercato:
«Io ho un numero di calciatori a disposizione che mi permette di fare il campionato che vogliamo fare. Con l’innesto di Tuanzebe siamo a posto numericamente. Poi è chiaro che c’è un mercato aperto e che abbiamo la società e degli operatori di mercato che vanno a valutare tutto ciò che accade».
Inutile chiedergli se sia felice.
Fonte: A. Giordano (CdS)