Piangenti, sì. Come i salici. E come loro piangono, ma non si spezzano. Continuano a spendere ed a comprare. Poi, parlano di crisi ed invocano aiuto. Sono i presidenti del mondo del calcio. Prendete la Roma di Mourinho, ma anche Milan e Juventus che pur di rinforzarsi hanno messo mano al portafogli. Ovvio che una regressione vi sia stata, eppure il calciomercato non si ferma mai. Quello che colpisce è che, pur non vincendo in Europa dal 2010 (la Champions dell’Inter), la serie A è quella che, dopo la Premier, spende e spande più di tutti. Si dice sempre che i bilanci sono in rosso, che i conti non tornano, e poi, alla fine, i conti tornano sempre. Soprattutto a intermediari e agenti. Sono stati registrati un totale di 18.068 trasferimenti, contro i 17.190 del 2020, con un aumento del cinque per cento. Ma a sorpresa, i calciatori italiani sono quelli sempre meno oggetto di trasferimenti. Fuori dai primi dieci, dove spuntano brasiliani, argentini, colombiani, ma persino nigeriani, ghanesi e serbi. Tutti talenti migliori dei nostri. Insomma, l’italiano è sempre più merce rara nel mercato.
Il Mattino