L a verità, tutta le verità e nient’altro che la verità è nascosta in quella macchina amabilmente «infernale» che può rivelare di noi il pur minimo dettaglio e può spiegare ad Osimhen cosa sia cambiato rispetto al 23 novembre: sono trascorsi (appena) 49 giorni, dei novanta previsti immediatamente dopo l’operazione del 23 novembre scorso, e ora come all’epoca vale ciò che disse il professor Gianpaolo Tartaro, il chirurgo costretto ad intervenire con sei placche e diciotto viti per ricomporre le fratture d’una notte maledetta, tra le luci e soprattutto le ombre e il dolore di San Siro. «Non ci sono sfere di cristallo che possano aiutare a scoprire quanto Victor possa rientrare». Per (ri)cominciare, Osimhen è tornato, è a Napoli, si è lasciato anche il secondo attacco frontale del Covid, ha dovuto vivere in isolamento per una decina di giorni, rinunciare alla Coppa d’Africa con la sua Nigeria («buona fortuna»), ha trovato anche il modo per «litigare» sui social con qualche insolente follower e poi ha pianificato con lo staff medico l’agenda: ieri, prima le visite post Covid-19, come da protocollo; poi, per gradire, gli esami che consentano di riottenere l’idoneità, dopo il nuovo tackle del virus; e in giornata la Tac che servirà per avvicinarsi, e non con approssimazione, alla data del rientro.
Fonte: A Giordano (CdS)