Dopo il gol in rovesciata di domenica alla Sampdoria, Andrea Petagna è saltato agli onri delle cronache calcistiche. L’attaccante del Napoli nel 2009 a 14 anni approdava nel settore giovanile del Milan, alla corte di Filippo Galli (oggi responsabile dell’area metodologica del Parma) che di quell’area era il responsabile.
Che cosa la colpì del giovane Petagna? «Era un ragazzo molto deciso. Aveva una voglia incredibile, ma non solo».
Insomma, non la stupisce che anche oggi sia un giocatore così generoso… «Assolutamente. Gli piace tanto venire a giocare in mezzo al campo con i compagni, e posso dire che il suo percorso lo ha aiutato».
Ovvero? «Nel settore giovanile del Milan abbiamo sempre dato grande importanza al gioco e sono sicuro che questa mentalità se la sia portata anche dopo. Ovviamente a questo si sono aggiunte le sue doti e del suo talento. Ma non ho dubbi che dalla sua abbia giocato un ruolo fondamentale la famiglia».
In che senso? «La sua è una famiglia di sportivi, a partire dal nonno. E soprattutto hanno saputo sempre supportarlo in maniera sana: da famiglia presente ma mai invadente. E questo spesso fa la differenza».
Ricorda quando le segnalarono Petagna? «Il suo arrivo in quel settore giovanile del Milan fu merito di un ottimo lavoro di scouting. Quando poi lo vidi io non ebbi alcun dubbio: la stoffa c’era tutta».
Oggi rivede qualcosa di quel Petagna? «Sarebbe bello pensare che il merito della sua carriera sia nostro, ma mi rendo conto che bisogna sempre allontanarsi dai ragazzi quando poi prendono la loro strada. Noi abbiamo lavorato con lui in quel momento e certamente abbiamo dato qualcosa, ma non sapremo mai quanto abbia inciso».
Il Mattino