«Cosa mi colpì quella mattina di nove anni fa? Lo sguardo, non il cognome». Paola Morra è da dodici giorni la vedova di Hugo Maradona, morto il 28 dicembre nell’abitazione a due piani a Monte di Procida dove vivevano un’intensa storia d’amore. «Ci conoscemmo grazie a un amico comune e non ci siamo più lasciati, sposandoci nel 2016». Hugo, il fratello minore di Diego tornato a Napoli dopo aver girato il mondo, non era riuscito a completare le pratiche per la cittadinanza italiana e per questo motivo non fu possibile presentarne la candidatura al consiglio comunale di Napoli in una lista di appoggio al magistrato Catello Maresca. «L’aspettava con ansia ma ormai…». Hugo, ormai, è un pensiero. «Una presenza che non mi abbandonerà. Facevamo tutto insieme, quante giornate trascorse vedendo in tv partite di ogni nazione e categoria. Era come Diego».
DIEGO SECONDO PADRE
La morte del più celebre dei Maradona aveva spezzato il cuore di Hugo. Il racconto di Paola è delicato: «Non era riuscito ad elaborare quel lutto. Avrebbe voluto dare un ultimo abbraccio al fratello: il presidente dell’Argentina gli aveva messo i biglietti aerei a disposizione ma le figlie di Diego decisero di anticipare la cerimonia funebre e così lui non partì. Una ferita profonda. Continuava a piangere e ad arrabbiarsi se ascoltava discorsi sbagliati su Diego da parte di chi non lo conosceva. Quel fratello era il secondo padre per Hugo». Che, forse, non farà l’ultimo viaggio in Argentina e resterà per sempre qui, nell’altra sua terra. «Avevo pensato di trasferire a Buenos Aires le ceneri. Voglio riflettere, anche se certamente Hugo avrebbe voluto riposare accanto al padre e alla madre». E a Diego, sepolto nel cimitero Jardin Bella Vista di Buenos Aires il 26 novembre 2020. «L’Argentina era il paese dove Hugo era nato ma si sentiva napoletano per metà. La gente per strada gli sorrideva e lo abbracciava. Proprio perché era il fratello di Diego non si metteva mai in primo piano: stava sempre un passo indietro».
E quella sera di nove anni fa nel ristorante di Beppe Bruscolotti, il 10 Maggio 87 (la data del primo scudetto del Napoli), sulla collina di Posillipo fu Diego a fare il primo passo verso Paola. «Si avvicinò e mi disse: Sono contento che Hugo stia con te. Diego era speciale, pur essendo uno degli uomini più importanti al mondo aveva conservato l’umiltà di chi era partito dal basso. Vorrei invitare qualcuno a scendere oggi dal piedistallo». Non pensa agli abbracci e alle parole d’affetto che non ha ricevuto dopo la scomparsa di Hugo. «Le persone bisogna amarle in vita, adesso vorrei provare a vivere in pace questo dolore. Ho dovuto perfino precisare la causa della morte di mio marito perché erano circolate le voci più false in Argentina». È stato stroncato da una broncopolmonite, oltre che dal dolore che lo schiacciava da più di un anno, dopo la morte di Diego. «Sono stata sempre una grande tifosa del Napoli, ovviamente anche di Maradona. Avevo cominciato a seguire la squadra ai tempi di Zoff», racconta Paola, che ha un figlio calciatore, Mario Marotta.
I RAGAZZI DI NAPOLI
Ripensa agli ultimi giorni con Hugo. «Andammo allo Stadio Maradona il 28 novembre per l’installazione della statua dedicata a Diego. E poi in vacanza a Malta, dove mio marito si appassionò a un progetto dedicato ai ragazzi. Avrebbe voluto dedicarsi al calcio giovanile ma esclusivamente per l’aspetto sociale. Con i calciatori grandi non riusciva a legare, con i bambini sì perché il loro entusiasmo gli ricordava le sue origini. Vorrei dedicare a Hugo, magari col supporto del Calcio Napoli, un progetto che possa offrire un aiuto concreto ai ragazzi di questa città che amano il calcio e testimoniare il legame tra mio marito e Napoli, oltre che con la squadra. Ho ricevuto messaggi d’affetto di Mertens e Insigne, i ragazzi che oggi rappresentano il Napoli, quello che era il grande amore di Hugo e Diego».
F. De Luca (Il Mattino)