Daniel, Juventus-Napoli significa qualcosa? «Tanto, tantissimo. A Torino sono stato bene, a Napoli benissimo». Per lui, Daniel Fonseca, la maglia bianconera fu la consacrazione, Napoli la parentesi più felice. Se esiste un doppio ex legato ad ambedue le maglie, El tigre. «Ero poco più di un ragazzo, appena sposato, quando arrivò la chiamata del campionato italiano, quella del Cagliari. Per noi sudamericani, l’Italia era e resta un punto di arrivo, un pianeta desiderato e per molti inarrivabile. Senza l’esperienza napoletana non sarei stato corteggiato da altri club. Napoli mi ha dato tutto, mi ha completato come uomo e come calciatore, ho vissuto quegli anni con grande passione e partecipazione».
Quest’anno la storia è un po’ cambiata. Anzi, in verità è cambiata un anno fa. C’è l’Inter che ha preso il posto della Juventus e il Napoli che precede in classifica i bianconeri, fatto abbastanza anomalo. «Premessa: mai dare per spacciati gli juventini. Sono partiti malissimo ma qualcosa hanno recuperato, sembrava che non fossero in lotta nemmeno per il quarto posto. Non so se avvicineranno l’Inter ma credo che alla fine tra le prime quattro ci sarà pure la Juventus».
Allora giovedì si gioca per la zona Champions? «È una partita top. Avrei risposto diversamente se il Napoli non avesse perso in casa contro Spezia ed Empoli, agli azzurri mancano continuità ed equilibrio che sono necessari per resistere in testa fino a maggio. È vero che c’è metà campionato ancora da giocare però per il Napoli questa è una sfida Champions».
Chi ha più da perdere? «In questo momento nessuna delle due può permettersi un’altra sconfitta. Il Napoli perché deve recuperare i troppi punti persi tra novembre e dicembre se vuol rientrare nella corsa scudetto, la Juventus perché con un risultato negativo pregiudicherebbe tutto quello che ha fatto di buono nelle ultime settimane. Un pareggio rischia di scontentare entrambi».
Giocano meglio gli azzurri di Spalletti o i bianconeri di Allegri? «Due filosofie differenti, due allenatori che non si somigliano tantissimo. Ho un debole per Spalletti, amo le sue squadre. Forse la Juventus ha più forza morale anche se questa non è la Juve di Allegri che conosciamo, mentre nel Napoli prevale l’idea del gioco».
Tra Covid e infortuni, che partita sarà? «I grandi assenti hanno penalizzato gli azzurri: Koulibaly in difesa, Anguissa a centrocampo e Osimhen in attacco. E poi adesso c’è pure la Coppa d’Africa che complica i piani. Prevedo una gara incerta».
Per il Napoli c’è la possibilità concreta di perdere Insigne. «Faccio il procuratore e non posso dare suggerimenti a Lorenzo. Però dopo tanti anni in uno stesso club, subentra l’esigenza fisiologica di cambiare aria. Non credo che uno come lui abbia bisogno di soldi, un’esperienza diversa potrebbe fargli bene: capisco il suo amore per Napoli ma il calcio di oggi spesso ti porta altrove: quanti calciatori sono rimasti legati per tutta la carriera a una sola maglia?».
Angelo Rossi, Il Mattino