Max Gallo scrive sul CorrSport:
“Zsa Zsa Gabor, che di mariti ne ha avuti nove, diceva: un uomo lo conosci veramente solo nel divorzio. È lì che emerge la sua vera essenza. La speranza è che in questi cinque mesi Napoli e Insigne possano sorprendere e svelare sentimenti che fin qui so no quasi sempre rimasti nascosti. Le premesse, va detto, non sono sono rassicuranti. Non è mai stato un grande amore. È stato un rapporto con alti e bassi, contraddistinto da una diffidenza di fondo che ha riguardato i tre protagonisti di questa liaison: Insigne, De Laurentiis e l’ambiente. Per capirci, nulla di paragonabile al rapporto tra Roma e Totti. Napoli è attesa da una prova di maturità. Certamente non siamo a Dortmund dove il passaggio di Lewandowski ai rivali del Bayern venne gestito con aplomb mitteleuropeo. Nel caso di Insigne un vantaggio è rappresentato dalla destinazione. La scelta di Lorenzo è rassicurante. Ha deciso di sposare un altro calcio, un calcio che in genere è la meta di chi si sente a fine carriera. Negli anni 70, Chinaglia emigrò nei Cosmos; negli anni 80 Bettega andò proprio a Toronto. Il tema del tradimento – dominante nel passaggio di Higuain alla Juventus – stavolta non ci sarà. Ma il Napoli camminerà ugualmente su un filo. Basteranno un paio di prestazioni anonime, o anche due partite strepitose, per rendere il clima da pollice verso nell’arena. O nei confronti del capitano, oppure del presidente. L’addio di Insigne sarà il signor Mala ussène del Napoli, il capro espiatorio che verrà utilizzato dalle diverse fazioni di un ambiente perennemente diviso.
Quel che Napoli dovrà evitare, è l’opzione strascino, la degenerazione della lite con le rivali in amore che si trascinano per i capelli. E in questo caso lo strascino sarebbe incarnato dallo stillicidio di dichiarazioni di entrambe le parti, familiari e procuratori compresi. Ed è un’ipotesi che è impossibile definire remota.
Resta l’ultimo scenario. Quello meno dannoso, per alcuni il più realistico: un addio che lentamente sfoci nell’indifferenza. Con qualche fiammata improvvisa, nulla più di un fuoco fatuo. E un finale cinematografico, con un lungo e caloroso applauso, magari un accenno di celebrazione. Perché Napoli, non va dimenticato, tiene molto al giudizio degli altri, a fare bella figura. E sa offrire il meglio di sé quando non si sente ferita. Toronto, come detto, non è una donna di cui andare gelosi. Una messinscena per salvare la faccia e far sembrare chissà cosa. Prima di riprendere a consultare compulsivamente i siti di calciomercato”.
Fonte: CdS