Iervolino si presenta ai salernitani: « La prima sfida è la salvezza »

La vita di Danilo Iervolino si è tinta improvvisamente di granata. Ha appreso di essere diventato il nuovo proprietario della Salernitana a Pescocostanzo, dove si trova in vacanza con la moglie Chiara e i figli Antonluca e Federica. Il nuovo anno entrava e lui irrompeva nel club campano, ritrovando Salerno nella sua vita dopo l’apertura di Pegaso avvenuta nel 2006 proprio nella città di San Matteo. A 43 anni, con un patrimonio di oltre un miliardo e interessi nei settori dell’editoria, dell’innovazione e della cybersecurity, l’imprenditore di Palma Campania approda in una delle piazze più passionali del calcio italiano.

 

Iervolino, quando e come ha pensato di acquistare la Salernitana? 
«Nelle ultime ore. Pensando alla possibile esclusione del club granata dal campionato, è intervenuto un sussulto del senso del dovere». 

Quali emozioni sta provando?
«Sono felicissimo, entusiasta ed anche carico di responsabilità perché so che la squadra ha un rapporto osmotico con la città. Però a me piacciono le sfide, lancerò il cuore oltre l’ostacolo. Sono un sognatore, che non smette mai di lottare. Ce la metterò tutta affinché la Salernitana possa restare in A. Sarò un presidente tifosissimo».
 
Qual è il suo rapporto col calcio? 
«Col calcio ho un rapporto di grande passione. Per me è famiglia, è mio padre Antonio. A lui dedico con tutto il cuore questo importante traguardo. Fu lui a portare me e i miei fratelli allo stadio per la prima volta. Ogni bambino, che oggi come me ha poco più di quarant’anni e che ha avuto la fortuna di poter ammirare Maradona e Platini, ne è rimasto stregato. Oggi il mio giocatore preferito è Messi».  

Come si fa a coniugare l’equilibrio dei conti con i risultati? 
«Le società di calcio oggi più che mai necessitano di un’azione manageriale che metta in salvaguardia i conti. La passione deve in ogni caso convivere con una gestione attenta e misurata per creare solidità e stabilità finanziaria sostenibile nel medio-lungo termine».

La Salernitana è ultima. Ha già un’idea di come muoversi sul mercato?
«Mi auguro di riuscire a perfezionare quanto prima il trasferimento delle quote e di poter entrare nel mercato per elaborare una strategia importante. Credo ancora che la Salernitana possa salvarsi, la classifica è corta». 

Quando incontrerà i calciatori, che il 6 gennaio affronteranno il Venezia, cosa gli dirà? 
«Nei prossimi giorni struttureremo l’agenda dei vari incontri. Ai ragazzi dirò di giocare con la consapevolezza della vicinanza della nuova società, di affrontare la partita con il massimo impegno perché è una sfida fondamentale». 

Per la direzione tecnica si affiderà a Fabiani oppure no? 
«Non ho elementi per valutare gli aspetti circostanziati».
 
Con Salerno sembra avere un rapporto davvero particolare. 
«Direi straordinario, di grande amore. Ho fondato quindici anni fa l’università telematica Pegaso ed è andata molto bene. È un buon auspicio per fare lo stesso anche con la Salernitana. Ho deciso di acquistarla perché è una grande squadra, ha grandi prospettive e ha una grande tifoseria». 

Cosa ha in mente per la Salernitana nel breve, medio e lungo periodo? 
«Nel breve periodo la permanenza in Serie A. Nel medio-lungo termine il rafforzamento delle strutture che consentano di rilanciare il calcio a Salerno, puntando sui giovani e garantendo alla società un futuro stabile nel calcio che conta». 

Questo vuol dire mettere mano anche al settore giovanile? E in che modo?
«Il mio modello è quello di una cantera di stampo spagnolo, che possa far crescere giovani talenti e portarli alla ribalta internazionale. Non necessariamente le strutture devono essere di proprietà, essendo possibile, anzi auspicabile, un modello di gestione efficiente e che non appesantisca il conto economico». 

Nelle sue attività lei è un innovatore. Quali novità intende portare nell’azienda calcistica che ha appena acquistato? «Ho in mente diverse soluzioni che rendano possibili sia i risultati sul campo di calcio sia l’equilibrio del conto economico. Il tutto rafforzando la centralità del rapporto tra istituzioni, associazioni, società civile e l’intera comunità granata». 
 
Da appassionato cosa le piace di più del calcio italiano? 
«Mi piace il blasone di quel calcio tecnico e affascinante degli anni Ottanta quando in Italia sbarcarono i più grandi campioni. Si può tornare ai fasti del passato a patto che si guardi con coraggio a modelli di gestione delle società più nuovi, snelli e sostenibili». 

Cosa dirà a Ribery quando lo incontrerà? 
«Che dovrà essere il faro e la guida per tutti i giovani che credono in lui. Lo inviterò a continuare a mettere al servizio della squadra la sua grandissima esperienza».

Tra i tanti messaggi che ha ricevuto, qual è quello più significativo?
«Dai miei canali social ho avuto l’impressione di un’accoglienza strepitosa da parte dei tifosi. Questo accresce la mia responsabilità nel non disattendere le loro aspettative».

Che rapporto avrà con i tifosi? 
«Saranno la mia forza. Da loro e dal loro straordinario tifo trarrò l’energia necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati». 

Pensa di aprire un ciclo con la Salernitana? 
«Sarà il campo a deciderlo. Tutti dobbiamo lavorare perché la Salernitana e la città diventino un hub di eccellenza per lo sviluppo e la diffusione dei valori dello sport e della convivenza civile. Mi impegnerò affinché la Salernitana diventi una fucina di campioni di razza ma soprattutto un punto di riferimento stabile per le giovani generazioni e per tutto il mondo del terzo settore».

Fonte: CdS

 

 

 

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