Hugo, che in famiglia tutti hanno sempre chiamato El Turco, 52 anni, da tempo viveva a Miliscola, non aveva mai staccato da Napoli il suo cordone ombelicale, napoletana anche la prima moglie e i figli. Diceva: «Qui vivo benissimo perché mi conoscono tutti ma posso girare liberamente e inseguire il mio sogno».
Che era quello di fare l’allenatore. Rispetto a Lalo, il secondo della dinastia, ha avuto una discreta carriera da calciatore. Fu quasi imposto al Napoli da Diego nell’anno della conquista del primo scudetto: a 18 anni venne acquistato dal club azzurro che lo girò in prestito all’Ascoli. Anche lui numero dieci, si ritrovò come avversari proprio Diego e il Napoli al San Paolo in campionato prima di intraprendere il giro del mondo: non fu indimenticabile la sua stagione nelle Marche (13 partite), andò un pò meglio in Spagna nel Rayo Vallecano, poi le esperienze in Venezuela, Austria, Uruguay, Canada e Giappone, prima di ritirarsi a 40 anni e prima che gli affetti familiari (cinque anni fa si era sposato a Bacoli con Paola) lo riportassero di nuovo sotto il Vesuvio per dedicarsi con enorme passione al calcio giovanile, era un abituale frequentatore degli stadi di provincia per osservare talenti in erba. «Sono i ragazzi che trasmettono passione e voglia di lavorare per questo sport, voglio iniziare a farmi le ossa dai più piccoli perché è da loro che c’è più da imparare» aveva detto in un’intervista al nostro giornale. Una delle poche perché, appunto, era l’hermano silencioso, quello al quale piaceva poco apparire nei salotti televisivi soltanto perché era il fratello di Diego.
Hugo Maradona ha allenato a Portorico, poi dalle nostre parti è stato in panchina con il Boys Quarto, la «Mariano Keller» e il Real Parete: tre anni fa si era fermato ai box per un check-up all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove venne sottoposto anche ad un difficile intervento chirurgico. A. Rossi (Il Mattino)