Su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Negri, ex calciatore di Udinese, Cagliari e Bologna, ecco le sue parole: “Sono stato tra i primi dieci giocatori italiani ad andare all’estero, anche se era un salto nel dubbio. C’erano Galli, Zola, Ravanelli: io ero atipico, perché loro erano a fine carriera, mentre io presi al volo l’occasione della chiamata dei Rangers. Un’esperienza che rifarei, mi è servita tantissimo sia a livello calcistico che nella vita. L’arbitro fischiava veramente poco, è una grandissima differenza con il calcio italiano, che invece sta facendo fatica in Europa. Il potenziale di Beto? Ha grandissimi margini di miglioramento, non faccio fatica a credere che le grandi squadre abbiano messo gli occhi su di lui. E’ il profilo dell’attaccante odierno, un giocatore forte fisicamente, generoso, che fa reparto da solo e permette all’allenatore di mettergli dietro due mezze punte. Sono giocatori a cui il gol viene richiesto ma vengono valutati per la mole di lavoro. Sicuramente è un giocatore a cui se si dà la metà campo fai fatica a prenderlo, perché ha una progressione importante. Il fiuto del gol, la padronanza in area di rigore è una cosa che si affina con le partite. A lui manca solo di partecipare alla manovra con i momenti giusti”.