Se non fosse solo (?) calcio, verrebbe da chiamarle esperienze sensoriali: «Ogni mattina, quando scendo per strada e mentre vado al parcheggio, incontro tifosi che ti trasmettono emozioni. Puoi essere ermetico quanto vuoi, e pure tranquillo, ma questa gente ti entra dentro, di fanno dei buchi, hanno tutti la stessa espressione, alla tua passione si aggiunge la loro».
Dando uno sguardo alla città, in questo suo «tour dell’anima» che è diventato abbagliante, Luciano Spalletti ha scoperto un nuovo vissuto, una dimensione (sur)reale che ne sta facendo un guru, trasformando il leader che sempre ha abitato in lui in una specie di «rivoluzionario» dal quale lasciarsi guidare dentro la favola di Napoli, ora a metà tra la Champions e lo scudetto.
«Io vorrei che i ragazzi non uscissero da San Siro, dando continuità a quella prestazione. Se mi volto, mi dà noia aver lasciato qualcosa, un po’ di punti, e però è perfettamente inutile rimpiangerli, so che non posso averli indietro. E allora mi piacerebbe ci prendessimo quelli che saranno a disposizione, ora con lo Spezia, in una partita difficile».
A. Giordano (CdS)