Lorenzo Insigne: “Io che me la tiro? Solo un atteggiamento di difesa”

Il capitano del Napoli parla anche dei vari allenatori e le loro caratteristiche

Niente San Siro, niente Milan, niente folle corsa per saltare al volo sul treno scudetto che per novanta minuti farà una sosta breve ma fondamentale a Milano. La storia, ormai, è praticamente scritta: Lorenzo Insigne s’è limitato anche ieri a una sessione di terapie e a un po’ di lavoro in palestra, disertando per il quarto giorno consecutivo l’allenamento della squadra, e a questo punto è davvero impresa ardua anche soltanto immaginare di vederlo nell’elenco dei convocati che oggi partiranno dall’aeroporto di Capodichino. Per la panchina, insomma, perché di giocare non se ne parla: Spalletti sa perfettamente che non potrà contare su di lui nella formazione che domani sfiderà il Milan dal primo minuto, ma se oggi le cose dovessero andare un po’ meglio e il solito polpaccio destro non darà un fastidio eccessivo, il capitano magari valuterà se partire comunque insieme con la squadra e dunque vivere in gruppo una vigilia delicatissima. Importantissima. Si vedrà. Si è letto, invece, di un Lorenzo introspettivo come raramente è accaduto:

«Ho avuto degli screzi qualche volta coi tifosi e mi dispiace», ha detto in una intervervista a Rivista Undici. «Molti non mi hanno compreso del tutto… Sembra che me la voglia tirare. E’ solo un atteggiamento di difesa».  

 

«NON COMPRESO»

 

Lorenzo, invece, ha parlato del rapporto con la città nel corso di un’intervista:

«La gente si è sempre aspettata tanto da me. Ho cercato di ricambiare. Un capitano è un garante, credo di aver sempre assicurato che il Napoli non venisse meno all’impegno in campo. Ho un carattere particolare. So scherzare con tutti, ma all’inizio tengo le distanze. Per alcuni tifosi è superbia… Qualcuno non mi ha mai compreso al 100%. Chi mi conosce davvero, sa come sono fatto».

E ancora, gli inizi e la scelta di scartarlo di Inter e Torino: «Il più grande pregiudizio nei miei confronti è stato l’altezza… L’unico che ha creduto in me è stato Peppe Santoro, al settore giovanile del Napoli».

Poi, gli allenatori: «Zeman è stato decisivo, Benetez mi ha completato… Il calcio con Sarri è gioia. Ancelotti? Non è vero che non ci siamo presi, ma avevamo idee diverse su cose di campo. A Gattuso devo tanto. Spalletti è una personalità forte: ci ha restituito consapevolezza».

Fonte: F. Mandarini (Cds)

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