La matematica non è un’opinione. O forse sì: quasi parametro zero, certo, ma anche 415 presenze in assoluto; 320 in campionato; 114 gol in tutte le competizioni e 89 in Serie A; la palma di campione d’Europa con la maglia numero 10 della Nazionale; 18 anni di vita azzurra; la fascia di capitano. Questa è la storia di Lorenzo Insigne e del Napoli – la storia scritta da Insigne nel Napoli – e questo invece è il dato che il tempo, marciatore spietato, scandirà in un clic: tra quindici giorni, Lorenzo acquisirà lo status di parametro zero a meno che non si sblocchi la trattativa per il prolungamento del suo contratto, in scadenza il 30 giugno 2022. Cronaca: De Laurentiis offre un quadriennale da 3,5 milioni di euro a stagione, mentre lui accetterebbe lo stipendio attuale (5 milioni). Senza bonus alla firma. «Assolutamente», precisa il suo manager, Vincenzo Pisacane.
E ora, che succede? «Non si può dire, nel calcio tutto può cambiare in dieci minuti».
Sacrosanto. De Laurentiis, però, ha detto di aver fatto la propria mossa e che ora la palla passa a Insigne. «Lui dice quello che ritiene più opportuno, ma bisognerebbe chiedere qual è stata l’offerta e per quale motivo il giocatore ha rifiutato».
Quadriennale da 3,5 milioni a stagione. Fino al 2023, insomma. «Preferisco evitare cifre e dettagli, ma non riteniamo congrua la proposta».
Contatti azzerati? «No, ci sentiamo abbastanza spesso. E d’accordo, l’ultima telefonata non è stata delle migliori, però è giusto che ognuno abbia la propria idea e faccia la propria parte. Non possiamo puntarci le pistole alle tempie».
E intanto, tra un paio di settimane Insigne sarà un parametro zero. «Il regolamento dice così, ma non è mica l’unico. Certo, il suo caso fa rumore perché è un top player, un campione d’Europa, e forse nessuno si aspettava questo epilogo. Anzi, forse Lorenzo sì».
Sta dicendo che è finita? «La storia tra il Napoli e Insigne non finirà mai anche se andrà a giocare altrove. Anzi, è da raccontare: c’è troppa vita, troppo amore. Ma nel rispetto del giocatore e di tutti non si può aspettare in eterno, non si può aspettare giugno. E se poi malauguratamente dovesse prendere un raffreddore? Perché rischiare?».
Ha dato un ultimatum al Napoli? «No, assolutamente».
Diamoci un tempo. Giusto per capire… «Quando si apre il mercato di gennaio bisogna trovare una soluzione. Possono essere giorni decisivi».
A proposito: si dice che abbia avuto contatti con la Lazio, l’Inter, il Tottenham, il Milan e la Juve. «Fino a gennaio non avrò contatti con nessuno. Su questo sono molto fermo: dal 2, poi, tutto cambierà».
Avete chiesto un bonus per firmare? «Mai. Assolutamente no: è falso. Come false sono le notizie che ho letto sull’ingaggio che avremmo richiesto: 7 milioni più 7 di bonus alla firma, tutte cazzate. Cifre non reali: non è giusto che Lorenzo passi da mercenario. Però secondo De Laurentiis i bonus dovrebbero essere la stragrande maggioranza del contratto».
Partiamo da un presupposto: Insigne vuole restare al Napoli? «Credo che bastino il suo attaccamento alla maglia, i sacrifici, il modo di giocare, la gioia per le vittorie e la rabbia per le sconfitte: ha sempre risposto senza rispondere. Superfluo aggiungere altro».
Farebbe la differenza un anno di contratto in più? «No. De Laurentiis decide quanto dare e a chi dare, noi al massimo possiamo rifiutare. Poi magari tra una settimana cambiano le cose».
A conti fatti, insomma, Insigne e il Napoli sono divisi da 6 milioni: 1,5 a stagione. «Direi che sono divisi nei tempi, nell’educazione, nei modi, nei gesti. Non voglio alimentare polemiche, con De Laurentiis siamo in pace e non in guerra, però magari un giorno è doveroso raccontare ciò che è accaduto nel tempo».
Figli di un equivoco? «Non credo. Tutto calcolato, scientifico».
Il tempo: lei insiste su questo concetto. «Un grande campione avrebbe meritato più tempo: molti mesi fa ho provato a parlare con De Laurentiis, ma lui non voleva dialogare con me e mi rimandava a Giuntoli. Qualcuno in società una volta mi ha detto: “Ma dove vuoi che vada, Insigne?”. Credevano che nessuno potesse essere interessato a lui».
A conti fatti, insomma, domani potrebbe costare quanto oggi. «Volendo sì, ma ritengono che a 31 anni non sia congruo. Insistere sull’argomento, comunque, è inutile: lui sarà a prescindere un grandissimo professionista fino al 30 giugno, anche se le strade dovessero dividersi».
Come sta Lorenzo? «Un po’ di fastidio al polpaccio e qualche sintomo post vaccino. Ha fatto la terza dose e come tutti è un po’ debilitato, ma con il Milan ci sarà».
In realtà la domanda era relativa al momento… «Sereno e concentrato. Però è ovvio avere dei pensieri e dei momenti meno felici: il Napoli è la sua vita da 30 anni. E’ la sua città e più di chiunque sogna lo scudetto».
L’offerta del Toronto, in MLS, ha fatto rumore. «Mai stato a Toronto. Però credo che dopo tanti anni in una squadra è difficile indossare un’altra maglia nello stesso campionato. Un’esperienza fuori farebbe meno male. Ci può stare, tipo Del Piero, ma è una mia idea…».
Lorenzo parla inglese? «Un pochino sì. I figli frequentano la scuola americana».
E giocano come papà. «Scuola calcio con i miei figli. Sa cosa? Cristian, il più piccolo, è fortissimo: a Lorenzo dico sempre che ho sbagliato Insigne...»
Senta, Pisacane, siamo sinceri: il Napoli e il suo capitano sono lontani? «In questo momento, per i tempi, sono abbastanza lontani. Ma tutto può cambiare. Eventualmente, ce ne faremo una ragione».
E ora la palla a chi passa? «Al presidente. Non è mai stata in mano nostra».
Fonte: F. Mandarini (CdS)