La sua biografia, uscita da pochissimo, si intitola «Adrenalina», ed è esattamente quella che schizza alle stelle quando in campo c’è lui. Zlatan Ibrahimovic è quella scarica, di adrenalina appunto, che arriva dritta al petto dei compagni non appena gli vedono infilare la maglia numero 11. Lo scorso 3 ottobre è entrato nell’età degli «anta», ha soffiato su 40 candeline e per gli appassionati di gerontologia è già nel suo 41esimo anno di età. Ma non andateglielo a dire, Ibra (7 gol e 2 assist dall’inizio della stagione) si sente ancora il più ragazzino di tutti. Ecco, a proposito di ragazzini: dall’altra parte ci sarà Dries Mertens che con i suoi 34 di anni, a confronto sembra letteralmente un poppante, uno di quelli che gira per il campo ancora con il biberon in bocca. Peccato che quel «bambino» con la maglia numero 14 sia già diventato il più grande marcatore nella storia del Napoli e che da quando si è ripreso il posto di attaccante titolare per l’infortunio di Osimhen sia diventato quasi una sentenza sotto porta: 5 gol nelle ultime 5 partite. Alla faccia dell’età. Lui e Ibra (ieri in visita dal Papa) fanno 74 anni in due, età più adatta alla pensione che al campo, ma non andate a pronunciare quella parola (pensione) a nessuno dei due. Di smettere non vogliono nemmeno sentirle parlare. E finché la buttano dentro…hanno sempre ragione loro. B. Majorano (Il Mattino)