Quattrocento presenze con la maglia del Milan basterebbero per raccontare il legame che intercorre tra Demetrio Albertini e il club rossonero. Ha vinto tutto, dagli scudetti alle coppe campioni, passando per Supercoppa e Intercontinentale. Ha iniziato la sua carriera quando stava finendo l’era del dualismo tra Milan e Napoli per i vertici del campionato, ma oggi le cose sembrano ritornare a quei tempi.
Quindi le due squadre sono ancora in corsa per il titolo? «Assolutamente sì e penso che la gara di domenica sarà importantissima per la lotta scudetto».
Davanti a tutti c’è l’Inter però…«È vero, ma l’Inter è campione d’Italia ed è la squadra da battere. Ma non vedo una favorita assoluta per la vittoria finale».
Domanda da un milione di dollari: qual è il segreto per vincere uno scudetto? «Lo scudetto lo vince la squadra che gestisce meglio i momenti di flessione. Perché questi momenti arrivano sempre nell’arco di una stagione: sono fisiologici».
E allora come valuta la gestione Spalletti a Napoli? «Premessa fondamentale: Napoli è da sempre una piazza molto umorale».
Ovvero? «Si fa prendere molto dagli entusiasmi o dagli sconforti. Mentre nel calcio serve equilibrio. Per questo penso che Spalletti è stato bravo a normalizzare».
E Pioli al Milan? «Il suo è stato fin qui un lavoro molto positivo. Sta dando continuità al progetto. Tanti giocatori del Milan hanno aumentato il loro rendimento e sono cresciuti tanto. Penso a Tonali, Calabria e Kessie. Il Milan è un gruppo, più che un singolo».
Però c’è Ibra… «Se fosse una band musicale lui sarebbe il frontman. È decisivo anche solo con la sua presenza».
Perché secondo lei? «Toglie un po’ di sicurezze agli avversari e ne infonde tante ai compagni».
Nel Napoli, invece chi le piace? «Su tutti dico Mertens. Perché si fa sempre trovare pronto nelle partite decisive. In quei momenti tira fuori il meglio. Penso che lui e Ibra saranno decisivi anche domenica».
In due mettono insieme 74 anni. «Quello dell’attaccante è un ruolo di grande esperienza e non necessita di eccessivo dinamismo. Il solo fatto di avere Ibra dentro l’area fa paura. Sai che gli basta un pallone per decidere la partita. Sia lui che Mertens sotto porta sono una sentenza».
Ma Milan-Napoli è anche la partita dei grandi assenti: quali peseranno di più? «Nel Napoli Osimhen. Il suo lavoro anche senza palla è molto importate per tutta la squadra. Mentre nel Milan, Leao che è cresciuto tanto ed è il giocatore più imprevedibile dei rossoneri».
E che effetto le fa Barcellona-Napoli ai sedicesimi di Europa League? «Mammamia, che partita. Fa effetto leggere che non sia Champions, ma Europa League, ma il calcio è meritocratico: vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto»
Il Mattino