È stata una giornata che uno dei componenti dello staff medico del Leicester, all’arrivo al Maradona, ha definito surreal. Perché attorno a mezzogiorno, dopo la riunione tecnica dell’Uefa, l’Asl di Napoli ha ritenuto necessario effettuare un altro giro di tamponi. Solo che, appena giunti nella sede del ritiro, i sanitari e gli infermieri napoletani si sono trovato davanti a un bel muro di cemento armato. E poco dopo le 13 lo scenario era chiaro, nitido, senza dubbi: il Leicester non aveva alcuna intenzione di sottoporre i suoi atleti a un nuovo test antigenico.
È spuntata anche la telefonata all’ambasciata inglese di Roma, la pretesa dell’Asl è sembrata un azzardo. Verso le 14 anche l’Uefa ha fatto dietrofront: nessuno può obbligare il Leicester a fare un altro tampone. Uno smacco? Ma no. La Asl avanza una sorta di invito al medico del Leicester a far eseguire un tampone alla squadra per motivi di prudenza. La risposta inglese non cambia di una virgola ed è no. Secco. Senza possibilità di ripensamento. Il Napoli fa da spettatore. Giuntoli, il ds, dirà salomonico: «Accettiamo la loro decisione». Solo quando alle 16,50 il bus si è diretto al Maradona, si è capito che il sipario era calato sulla vicenda.
Il Mattino