Con Fabian e Insigne che sono già pronti a rientrare con l’Empoli domenica prossima e magari con il Leicester andranno almeno in panchina.
La questione è: perché tutti adesso?
La risposta è nei minutaggi, nelle tante partite che ingolfano il calendario e anche nel fatto che non c’è mai un calciatore che alzi la mano e dica Ok, mi fermo in via preventiva. Come Lobotka: ha preso una ginocchiata durante la gara con l’Atalanta, ha giocato sul dolore senza dire nulla e si è ritrovato con una complicazione muscolare. Oggi si saprà se potrà rientrare con il Milan. No, è una lotta continua con i vari Koulibaly (che anche mercoledì col Sassuolo di uscire non ne voleva sapere neppure dopo aver accusato il dolore), Anguissa (che ha giocato tutto il secondo tempo con l’Inter con il fastidio muscolare), Fabian, Insigne (quasi costretto a fermarsi nell’intervallo della gara con il Sassuolo per il problemino al soleo), e così via che vogliono giocarle tutte. Andando incontro al rischio concreto di un sovraccarico muscolare. Nella migliore delle ipotesi. Gli atleti sono sottoposti a stress psicofisici notevoli per i troppi impegni sia con la propria squadre che anche con le rispettive nazionali. Motivo per cui vanno dosati nel loro impiego. Spalletti (come d’altronde tutti i suoi colleghi della serie A), con i cinque cambi a disposizione, è probabile che avrebbe dovuto dosare meglio le energie dei suoi in questa prima fase della stagione, magari aumentando il turnover, renderlo più massiccio e non solo in Europa, ma anche anticipando i cambi (tra un tempo e un altro, perché no?) pure di quei calciatori che giocherebbero fino alla morte, senza pensare di andare incontro a qualche inconveniente fisico. Come è capitato in queste ultime settimane. L’attaccamento alla maglia, la voglia di spingere, porta i big a stare in campo anche con una gamba sola: i medici possono poco, sia nel condizionare le scelte del tecnico che con gli atleti. Non c’è un problema di preparazione, perché il Napoli vola come dimostra il fatto che sia con l’Inter che con l’Atalanta ha messo all’angolo l’avversario nel finale di partita. Né medico, come dimostrano i numeri sia della prevenzione che del recupero. Ma l’obiettivo è quello di dosare le energie perché è questa la finalità dei cinque cambi (ovviamente quando la squadra è al completo). Fonte: Il Mattino